Il vicepresidente nigeriano Yemi Osinbajo è al sicuro e sta bene, dopo essere uscito incolume dallo schianto dell’elicottero che lo trasportava nello stato centro-settentrionale di Kogi. Lo ha detto il portavoce di Osinbajo, Laolu Akande, precisando che il vicepresidente sta portando avanti normalmente i suoi impegni nello stato di Kogi, e che anche gli altri nove passeggeri dell’elicottero non hanno subito choc. Come riportato dall’agenzia di stampa nigeriana “Nan”, l’elicottero a noleggio che trasportava il vicepresidente e la sua squadra si è schiantato a Kabba, nello stato di Kogi, in un incidente di cui gli inquirenti indagano ancora le cause. Il presidente Muhammadu Buhari ha inviato i suoi auguri a Osinbajo, elogiando “lo spirito tenace” del vicepresidente, “sopravvissuto a un incidente in elicottero nello stato di Kogi”. Il numero due del governo ha ricevuto numerosi messaggi di sostegno dal mondo politico nigeriano.
L’elicottero caduto a Kabba è un AgustaWestland AW139 in versione VVIP, così come riportano dalla BBC, diversi media inglesi, americani e africani. Le cause dell’incidente non sono ancora chiare. Non è la prima volta che lo stesso elicottero, in dotazione al vicepresidente, abbia un incidente: nel giugno 2018 è stato costretto a un atterraggio d’emergenza subito dopo il decollo. L’AW139 fa parte della flotta di tre macchine VVIP vendute dall’azienda italiana del gruppo Leonardo, ex Finmeccanica, all’operatore nigeriano Caverton nel 2011.
Tra il 2000 e il 2011 l’elicotterista lombardo avrebbe ottenuto numerosi contratti nell’Africa subsahariana in maniere talvolta discutibili, ricostruiti attraverso testimonianze e documenti inediti dal bestseller di Alessandro Da Rold “Pecunia non olet – La mafia nell’industria pubblica, il caso Finmeccanica”, pubblicato dall’editore Chiarelettere nel gennaio 2019.
Oltre che in Nigeria, gli elicotteri AgustaWestland in versione VVIP sono stati venduti a diversi Governi nel mondo, tra cui quello indiano dove il contratto è stato tuttavia annullato in ragione della supposta mega-tangente versata ad alcune autorità militari del Paese asiatico, che è ancora oggetto di un processo in India.
La Nigeria affronta il prossimo 16 febbraio le elezioni presidenziali, le seste dal ritorno del paese al multipartitismo, nel 1999. A contendere la più alta carica al presidente uscente 71 candidati, in quelle che saranno le seste elezioni. La corsa si preannuncia difficoltosa per il partito di Buhari, il Congresso di tutti i progressisti (Apc), in preda ad una profonda crisi da quando, lo scorso agosto, il presidente del Senato, Bukola Saraki, lo ha abbandonato per passare nelle file del principale partito di opposizione, il Partito popolare democratico (Pdp). Il suo allontanamento ha dato il via ad un’ondata di defezioni – 37 deputati e 15 senatori – che hanno lasciato l’Apc in minoranza nella Camera alta del parlamento, che ora vede come prima forza politica il Pdp con 58 membri, seguito dai 48 dell’Apc. Proprio in occasione di queste defezioni si erano verificati alcuni momenti di tensione fra il presidente ed il suo vice, in quel momento presidente ad interim, poi prontamente smentiti da Buhari.