L’Ucraina rimane il dossier che ostacola la normalizzazione dei rapporti tra Russia e Ue, ma Bruxelles auspica che si torni a un partenariato strategico e continua a mantenere aperti canali di “dialogo costante” sui dossier di interesse comune, come la lotta al terrorismo o le crisi in Siria e Libia. E’ quanto e’ emerso oggi dalla prima visita di Federica Mogherini a Mosca, da quanto nel 2014 ha assunto l’incarico di alto rappresentante per la politica estera dell’Ue. Il colloquio con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e’ stato descritto come “positivo” da fonti ben informate, ma nella conferenza stampa congiunta sono venute fuori le distanze che ancora separano Mosca da Bruxelles. Ucraina “La nostra cooperazione non e’ quella di una volta e non e’ quella che vorremmo che fosse. – ha detto la Mogherini – Per molti anni la Russia e l’Ue sono stati partner strategici, e vorremmo tornare a questa situazione. Ma sarebbe assurdo considerare partner strategici e mantenere sanzioni reciproche”. A suo dire, l’Ue e’ pronta a “prendere in considerazione tutti gli aspetti della possibile cooperazione da un punto di vista pragmatico, di interessi comuni, che in molti casi coincidono sia a livello bilaterale, che regionale e globale”. Allo stesso tempo, l’annessione della Crimea rimane un vulnus aperto, come pure il conflitto in Ucraina dell’est: “Non possiamo far finta che nel 2014 non sia successo niente. Le nostre sanzioni non sono fine a se stesse: abbiamo sempre detto che sono solo una parte della nostra politica, l’obiettivo della quale e’ quello di mettere fine al conflitto nell’Est ucraino con l’attuazione completa degli accordi di Minsk”. Da parte sua, il ministro degli Affari Esteri russo ha dichiarato che le parti hanno ribadito la necessita’ che tutte le parti, compresa Kiev, rispettino gli accordi di Minsk per permettere di risolvere il conflitto in Ucraina. “Se la posizione dell’Ue e’ che tutti devono rispettare i propri obblighi, allora sorge una domanda: perche’ non vengono varate sanzioni solo contro Mosca?”, ha detto Lavrov attaccando Kiev per non rispettare gli impegni e non entrare in dialogo diretto con le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk.
Sulla Siria, che e’ stata la parte importante dei colloqui, la Mogherini ha ribadito il sostegno dell’Ue all’indagine dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) sul presunto attacco chimico al villaggio di Khan Shaykhun, nella provincia di Idlib a inizio aprile e ha sottolineato che e’ interesse comune di Europa e Russia quello di trovare una “soluzione politica a questa terribile guerra”. Lavrov, dal canto suo, ha voluto ricordare che Mosca continua a chiedere che venga creato un nuovo team d’indagine con esperti di piu’ nazionalita’ che garantisca risultati imparziali. La Russia difende Damasco e sostiene che l’attacco con gas chimici e’ stata una “provocazione” volta a escogitare un pretesto per ottenere un cambio di regime. Diritti umani Prima dei colloqui con Lavrov, l’alto rappresentante per la politica estera Ue aveva avuto un incontro con esponenti della societa’ civile e difensori dei diritti umani in Russia. Su questo tema si e’ consumato l’ultimo momento di frizione in conferenza stampa con Lavrov. Rispondendo a una domanda sulle notizie di una campagna di persecuzione contro membro della comunita’ Lgbt in Cecenia, la Mogherini ha richiamato la Russia alla “protezione dei diritti dei suoi cittadini”. “Prima di fare condanne, l’Ue se vuole veramente accertare la verita’, dovrebbe aspettare per vedere se queste notizie saranno confermate o meno”, le ha fatto eco Lavrov, ammonendo che “le accuse devono essere confermate dai fatti, e non strumentalizzate a scopi politici, come e’ di moda nei paesi europei”. Poco dopo, sull’argomento e’ intervenuto il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, dicendo che non ci sono prove sulle informazioni pubblicate dal giornale Novaya Gazeta secondo cui esistono pigioni segrete dove i gay in Cecenia vengono arrestati e torturati. La visita a Mosca della Mogherini ha comunque reso possibile delineare i campi di dialogo necessario e cooperazione possibile , nonostante il permanere del regime sanzionatori da entrambe le parti: porre fine alla guerra devastante in Siria, la crisi in Libia, il conflitto in Ucraina orientale, quello israelo-palestinese, l’attuazione dell’accordo sul nucleare iraniano, la pace in Afghanistan, la denuclearizzazione della penisola coreana e la lotta al terrorismo”. “Non c’e’ una potenza globale che possa risolvere da sola una qualunque di queste missioni.
di Redazione
foto il Velino