Con 99 ogni 100.000 abitanti, l’Italia si affianca ai paesi che soffrono il sovraffollamento delle carceri superando la loro capacità di oltre 117,9%
Arriva anche da un database online che fornisce accesso gratuito alle informazioni sui sistemi carcerari in tutto il mondo, la prevista strigliata sulla situazione carceraria italiana. Un vero e proprio dramma che incide sulla tutela della dignità umana di chi si trova detenuto e sul quale gli strumenti e le misure sinora adottati si sono rivelate del tutto inefficaci. A dare risalto e a fotografare il fenomeno del sovraffollamento eccessivo delle carceri – che sfugge a gran parte di un’opinione pubblica sempre più pronta a fustigare e a crocifiggere senza avere cognizione della reale situazione di progressiva cancellazione dei più elementari diritti umani – ci ha pensato il rapporto del World Prison Brief.
Nel documento destinato all’Italia, si spiega che “il problema non è stato risolto perché molti istituti di pena operano ancora al di sopra del proprie capacità”, anche se l’Italia è un paese come altri, in cui le notizie di cronaca non mancano mai: il marito che uccide la moglie, minorenni abusati sessualmente, furti, coltivazione illegale di sostanze stupefacenti o il loro traffico. Non a caso,le carceri in Italia sono tutte piene. Secondo il World Prison Brief (http://www.prisonstudies.org/country/italy) un database unico che offre accesso alle informazioni ai sistemi carcerari di tutto il mondo, l’Italia si colloca nella lista dei paesi che hanno riempito le carceri oltre il 100%.
Per il Paese, infatti, questo indicare – che si basa sulle capacità ufficiali delle carceri – ammonta al 117,9%. Dai dati ufficiali Ministero della Giustizia – esclusi quelli in istituti per minori, di cui 462 al 15.8.2018, contro una capacità ufficiale del sistema carcerario di 50.581 detenuti (dato al 31.12.2018 – non includendo istituti penali per minori) risulta che in Italia ci siano al 31.12.2018 circa 59.655 detenuti (dato al 31.12.2018 – non includendo istituti penali per minori), di cui il 4,3% donne, non compresi quelli negli istituti per minori: valore in aumento rispetto all’anno precedente. Le carceri in Italia vanno man a mano riempendosi sempre più di condannati per sostanze stupefacenti, mentre sono sempre meno i condannati per rapina e stupro. Informazioni più dettagliate sulle condanne degli incarcerati mostrano come al primo posto ci siano i reati legati alle sostanze stupefacenti.
Al secondo posto, invece, ci sono i reati legati al furto. La percentuale di popolazione carceraria più alta pari al 34,0% (dato al 31.12.2018 – non compresi quelli negli istituti per minori). è quella dei prigionieri stranieri contro il 32,8% (31.12.2018 – non compresi quelli negli istituti per minori) dei detenuti pre-processuali / detenuti in custodia cautelare. Il rapporto evidenzia inoltre che il numero di stabilimenti / istituzioni sul territorio italiano sono 207 (dato Luglio 2018 – 190 istituti penali per adulti, 17 per minori). Il rapporto del World Prison Brief, Centro internazionale per gli studi penitenziari finanziato dalla Charities Commission di Inghilterra e Galles ed è è ospitato dall’Istituto per la ricerca sulla politica criminale ( ICPR ), Birkbeck College, University of London, dunque, costituisce un vero e proprio monito all’Italia e al Ministro della Giustizia in prima persona. Lo “Sportello dei Diritti”, evidenzia che anche l’Italia ha l’obbligo di rispettare gli standard che il Comitato Prevenzione tortura del Consiglio d’Europa, ha fissato per lo spazio che ogni detenuto deve avere a sua disposizione in cella: 6 metri per due di spazio vitale, esclusi i sanitari, in cella singola, e 4 metri per due in una cella condivisa con altri detenuti.
Dimensioni minime che purtroppo, e questo molti non conoscono, non sono quasi mai rispettate nella gran parte delle strutture detentive sparse sul territorio nazionale, nella quale continuano a sussistere situazioni di palese sovraffollamento con poche possibilità di riabilitazione per assenza o scarsezza di attività riabilitative o formative. Insomma, il carcere continua ad essere, e per davvero, la prima scuola della criminalità in aperta antitesi con la funzione della pena che è quella costituzionale di riabilitare e di consentire il reingresso nella società del condannato. Ciò che viene evidenziato dal rapporto, è che la perversa spirale attivata dal sistema penitenziario italiano, anziché portare ad una riduzione del numero dei detenuti sta, al contrario, facendo assistere ad un aumento costante dei ristretti. Insomma per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un vero atto d’accusa nei confronti delle autorità italiane e del Ministero della Giustizia che negli ultimi anni nulla ha fatto per adottare idonee misure per modificare questa vergogna, a partire da una riduzione dell’abuso legislativo della custodia cautelare in carcere e della più agevole concessione di misure alternative adeguate ai vari tipi di reati e ai rei.