La Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato ha votato a favore della proposta di Maurizio Gasparri, ossia negare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Diciotti. A votare a favore il M5s, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Autonomie. Contrari il Pd e i due commissari del Gruppo misto, Pietro Grasso e Gregorio De Falco; il relatore Gasparri, per inciso, ha votato a favore del suo parere. Il dossier, ora, passa all’esame dell’aula di Palazzo Madama, chiamato a ratificare o contraddire la proposta votata oggi entro il 24 marzo.
Fuori dall’aula della giunta, nel momento in cui Gasparri si è presentato alla stampa per spiegare quanto fosse appena accaduto all’interno, è andata in scena la scomposta protesta del Pd. Parlamentari e simpatizzanti, infatti, hanno impedito per alcuni minuti a Gasparri di parlare, tra grida, urlacci e insulti. Dunque, al culmine della baracconata, i piddini hanno intonato il coro “o-ne-stà, o-ne-stà“. Chiaro il verso al medesimo coro intonato dai grillini al tempo dell’elezione del presidente della Repubblica.
Prima del voto, il senatore grillino Michele Giarrusso aveva negato l’ovvio, affermando che nel M5s “non c’è nessuna spaccatura, c’è stato un voto democratico, i voti bulgari appartengono a un’altra epoca, a un altro sistema, a un altro regime. C’è stato un approfondito e acceso dibattito, viva la democrazia“. Così riferendosi al voto-pagliacciata sulla piattaforma Rousseau.
La delegazione Pd, ancor prima del voto, aveva inscenato una protesta nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza di Roma, sede della giunta. I democrat avevano mostrato diversi cartelli con le scritte “vergogna“, “decide Casaleggio“, “la chiamavano onestà”.