Difesa, vicenda Marina vs Aeronautica per F-35: “forze armate affamate dalla politica”

(di Andrea Pinto) L’Adnkronos, ha riportato in un’agenzia la tortuosa vicenda della consegna dei primi due aerei di nuova generazione a decollo verticale, destinati all’Aeronautica piuttosto che alla Marina: ”Un vero e proprio ‘scippo’ da parte dell’Arma azzurra. Dietro ci sarebbe la ‘manina’ del capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, che proprio dall’Aeronautica proviene.”

Un comunicato stampa davvero strano anche per i toni utilizzati verso una forza armata che rappresenta una costola  importante dello Stato.

Tuttavia cerchiamo di analizzare la questione con una visione a 360 gradi.

Come ha scritto giorni fa Analisi  Difesa: “L’Aeronautica intende costituire sulla sua base di Amendola, dove schiera già un primo Gruppo di Volo con l’F-35A a decollo convenzionale, un secondo reparto con i suoi F-35B, lo stesso aereo chiesto dalla Marina. Il Gruppo sarà interforze, cioè impiegato tanto dall’Aeronautica quanto dalla Marina, ma avrà una sola “targa”, quella dell’AM. Questa decisione venne presa tre anni fa dal generale dell’Esercito Claudio Graziano, fino al 2018 Capo di Stato Maggiore della Difesa, che credeva molto nel futuro dell’interforze”. Una visione, quella di rendere le forze armate sempre più interforze, più volte annunciata anche da uno dei più illustri capi di stato maggiore della difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, poi diventato ministro della difesa nel governo Monti. Spesso anche il già capo di stato  maggiore dell’aeronautica generale Pasquale Preziosa aveva più volte dato indicazioni in tal senso.

La soluzione  interforze è l’unica soluzione alle scarse risorse allocate sul bilancio della difesa che come noto, per la maggior parte, è assorbito dalla spesa, circa il 70 per cento, per gli stipendi del personale militare e civile del Dicastero. Tant’è che spesso per i programmi d’arma si è dovuti ricorrere a risorse del Ministero dello Sviluppo Economico, come per esempio per la “Legge Navale“, l’ammodernamento della flotta della nostra Marina militare.

Non è un caso, quindi, che giorni fa il capo di stato maggiore dell’esercito  Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina, e il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, Generale di Squadra Aerea Alberto Rosso, abbiano avviato un importante progetto nel settore della formazione dei piloti di elicotteri che si concretizzerà nell’organizzazione di corsi in un contesto pienamente interforze. L’idea è quella di avere un polo unico razionalizzando le risorse delle scuole di volo già esistenti, creandone magari soltanto una più efficiente e con maggiori prospettive di vita operativa.

Ritornando alla vicenda F-35 la consegna dei primi aerei a decollo verticale avrebbe mandato su tutte le furie il capo di Stato maggiore della Marina, Valter Girardelli, che si sarebbe lamentato “aspramente” con i vertici i dell’Aeronautica, tant’è che, a quanto pare, è dovuta intervenire il  ministro della Difesa Elisabetta Trenta con una lettera indirizzata al capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli.

Sempre Analisi Difesa ha rivelato il motivo del contendere con Antonio Gaiani: “La Marina reclama per sé, cioè per il suo Gruppo di volo attualmente montato sugli Harrier II Plus, la maggior parte dei prossimi F-35B. Il motivo è che l’addestramento in mare e la stessa implementazione dell’operatività a bordo della portaerei Cavour richiedono un maggior numero di attività tecnologiche e umane di quelli su una base terrestre. Da qui la precedenza che le era stata accordata nei piani iniziali di produzione-consegne degli STOVL. Ma la novità del nuovo gruppo di volo interforze su Amendola potrebbe scardinare i suoi piani, che fino all’autunno scorso prevedevano il rapido rientro in Italia dei tre velivoli “addestratori”. Anche l’Aeronautica però ha le sue priorità, e s’è portata avanti: ad Amendola ha già predisposto le infrastrutture necessarie a ricevere i 15 STOVL, mentre nella base di Grottaglie dell’Aviazione Navale i lavori per accogliere i 15 F-35 “tutti Marina” (già spesi 20 milioni) sono sospesi da almeno due anni. La precedenza ora ce l’ha l’Aeronautica”.

Quello che stanno vivendo le Forze armate non è altro che la situazione della congiuntura economica in atto che non prevederà, nel prossimo futuro, ulteriori risorse, come chiede invece il presidente Donald Trump, di spendere almeno il 2 per cento del Pil nella Difesa. L’Italia è ferma all’1,15 per cento, posizionandosi  tra gli ultimi paesi della NATO e le prospettive come detto non sono rosee.

La lite tra Marina e Aeronautica sembra più una guerra tra poveri, oggi come non mai in passato affamati dalla politica. Una politica che guarda con maggiore attenzione ad altre “sacrosante” priorità per il Paese, dimenticando che efficienza ed efficacia delle forze armate italiane, non possono durare a lungo se non si prevederà un programma pluriennale per gli investimenti serio ed approvato come Legge dal Parlamento, in modo che nessun governo possa cambiare finanziamenti o ritardare pagamenti in corso d’opera.

 

Difesa, vicenda Marina vs Aeronautica per F-35: “forze armate affamate dalla politica”

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