Libia: anche Comando Usa Africom lascia il paese africano

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte da Vinitaly ha parlato di Libia: “Stiamo seguendo il dossier Libia da tempo e lo stiamo seguendo anche nelle ultime fasi. E’ un’evoluzione che ci preoccupa e devo confessare che non ci lascia del tutto sorpresi perché ovviamente, seguendo l’evoluzione, avevamo colto questa possibile evoluzione. Sicuramente stiamo cercando di parlare  al generale Haftar e agli altri interlocutori, circa la necessità di evitare conflitti armati, non possiamo permetterci una guerra civile”. Giorni fa dipendenti dell’Eni avevano lasciato la Libia, poiché non vi sono le misure di sicurezza necessarie.

A causa dei crescenti disordini in Libia, un contingente di forze statunitensi a sostegno del comando Usa in Africa (Africom) è stato temporaneamente trasferito dal paese in risposta alle condizioni di sicurezza sul terreno. Lo riferisce un comunicato stampa di Africom. “Le realtà della sicurezza sul terreno in Libia stanno diventando sempre più complesse e imprevedibili“, ha detto il generale Thomas Waldhauser, comandante di Africom.Anche con un adeguamento della forza, continueremo a rimanere agili a sostegno della strategia statunitense esistente”, ha aggiunto. Intanto sui media sono apparse foto di unità navali Usa che stavano trasferendo il personale da Janzur, a ovest di Tripoli.

La situazione sul terreno

Così come riporta l’agenzia di stampa Italian Nova, a quattro giorni dall’inizio degli scontri a Tripoli tra le forze fedeli al governo di accordo nazionale del premier Fayez al Sarraj e l’esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, l’esecutivo sostenuto dalle Nazioni Unite lancia la controffensiva “Vulcano di rabbia” (Barkan al Ghadhab) contro l’uomo forte della Cirenaica. A sostegno delle forze di Sarraj, che gode dell’appoggio di Misurata, sono giunte le milizie “Al Bunian al Marsus”, che nel 2017 avevano sconfitto lo Stato islamico da Sirte. Finora gli scontri hanno provocato 21 morti e 27 feriti, secondo i dati diffusi oggi dal ministero della Salute di Tripoli. Nelle ultime ore gli scontri si sono concentrati nei pressi dell’ex aeroporto di Tripoli e nelle zone di Saraj e Edraiby, circa 9 chilometri a sud-ovest della capitale.

Sempre oggi, malgrado l’annuncio di una no fly zone sull’ovest della Libia da parte di Haftar, le forze di Tripoli hanno colpito il vecchio aeroporto della città, dove si trovano uomini dell’Lna, ma che nelle ultime ore, secondo “al Arabiya”, sarebbe ritornato sotto il controllo di Sarraj.

Da parte loro, le forze di Haftar hanno lanciato dei missili Grad. Secondo il sito “Libya Observer”, le forze di Haftar hanno condotto un bombardamento aereo a Naqliya, sulla strada dell’aeroporto, dove sarebbero andati distrutti mezzi del Consiglio di presidenza.

Secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’Lna, Ahmed al Mismari, negli ultimi scontri sono morti 18 militari di Haftar. Oggi la missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) chiede alle formazioni armate dispiegate nelle zone di Wadi al Rabia, Al Kalikh, Qasr bin Ghashir e Al Aziziya, a Tripoli, di rispettare la tregua umanitaria di due ore (tra le 16 e le 18) per consentire l’evacuazione dei feriti e della popolazione civile da parte dei servizi di emergenza. L’appello sembra non essere stato ascoltato. Oggi, il governo ad interim non riconosciuto di Al Bayda ha invitato la comunità internazionale a sostenere le operazioni dell’Lna per porre fine al caos in Libia.

Ieri, 6 aprile, nel corso di una dichiarazione televisiva, Sarraj ha accusato Haftar di aver violato l’accordo politico, raggiunto del 2015 a Skhirat, lanciando un’operazione militare su Tripoli. “Abbiamo teso la mano verso la pace, ma l’aggressione delle forze di Haftar, la dichiarazione di guerra contro le nostre città e la capitale e la sua violazione degli accordi politici, ci renderanno risoluti e ci daranno la forza”, ha affermato. Il capo dell’esecutivo di Tripoli ha invitato tutti i libici ad agire nell’interesse nazionale, dare priorità alla soluzione politica e respingere la violenza. “Quando abbiamo ospitato il segretario generale dell’Onu a Tripoli, siamo rimasti sorpresi della mobilitazione militare di Haftar, dopo i progressi verso una soluzione politica”, ha aggiunto Sarraj, riferendosi alla decisione di svolgere la conferenza di Ghadames dal 14 al 16 aprile. Infine, ha invitato la comunità interazione a non guardare allo stesso modo chi attacca e chi difende lo Stato civile e ha chiesto ai paesi che sostengono Haftar di porre fine al loro appoggio. Il 6 aprile, Sarraj ha convocato l’ambasciatore di Francia a Tripoli, Beatrice du Hellen, per protestare contro il presunto sostegno di Parigi alle milizie che appoggiano Haftar. Sarraj ha chiesto formalmente all’ambasciatore di riferire la sua protesta al suo governo e al presidente francese, Emmanuel Macron.

 

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