Gli 007 italiani hanno organizzato, ieri, la conferenza Bridge (Bringing radicalized individuals to disengage). Una conferenza unica nel suo genere poichè ha interessato circa trenta paesi stranieri e trattato le strategie da mettere in campo per contrastare e prevenire gli attacchi terroristici.
Presenti i rappresentanti dei servizi segreti del cosiddetto Paris Group (Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Italia, Irlanda, Olanda, Polonia, Spagna, Gran Bretagna, Norvegia e Svezia). Per la prima volta in un consesso del genere si sono aggiunti gli 007 dei paesi rivieraschi del Medio Oriente, alcuni stati extra Ue e esponenti statunitensi.
Tanta la curiosità dei rappresentanti stranieri sulla strategia di sicurezza messa in campo dall’Italia, poichè sul nostro Paese non sono stati fatti attacchi letali da parte delle organizzazioni del terrore.
Il Sole 24Ore riporta quanto ribadito dal direttore del Dis, Gennaro Vecchione: “La minaccia Isis comunque resta attuale e concreta.”
Enrico Savio, vicedirettore generale vicario Dia, evidenzia: “I cambiamenti della nostra civiltà sono profondi, a volte vediamo reazioni che non riusciamo a spiegarci. Dobbiamo fronteggiare tutti i rischi del ribellismo dietro l’angolo”.
Molto interessante l’informazione di Fatima Sadiqi, docente all’università di Fez in Marocco: “C’è una prospettiva crescente “di genere”: le donne in Nord Africa e in Europa svolgono tutti i ruoli, vittime, attori consapevoli e non, peace-makers”.
Poi, secondo, Gilles de Kerchove, coordinatore contro-terrorismo dell’Ue c’è un altro rischio: “L’alto rischio legato ai più piccoli. Nei campi degli ex territori dell’Isis ci sono «45mila bambini senza identità, vere e proprie bombe ad orologeria in grado di diventare una possibile generazione di attentatori suicidi”.
Importante anche i processi di deradicalizzazione effettuati presso le carceri nel favorire istruzione e insegnamento maestranze per futuro inserimento di lavoro.