Il codice degli #appalti a tiratura leghista sarà depositato oggi e si basa essenzialmente sull’emendamento di sospensione per due anni del vecchio codice del 2016 che è stato rivisto e integrato anche da un lungo emendamento del Movimento pentastellato.
Le novità
La prima riguarda la quota del subappalto. Non passa l’idea della #Lega di liberalizzare completamente i subaffidamenti ma si torna alla versione varata in commissione, con tetto massimo fissato al 40%.
La soglia del 40% resterà in vigore fino a che non arriverà una riforma complessiva del codice del 2016 e comunque non oltre il 31 dicembre del 2020.
A decidere la percentuale tra zero e quaranta saranno le stazioni appaltanti, tramite i bandi di gara.
Finalmente non occorrerà più nominare una terna di subappaltatori, sia per i piccoli che per i grandi lavori.
Tutti i Comuni, inclusi quelli di piccole dimensioni, potranno mettere a bando le gare per beni, servizi e lavori completamente in proprio, senza passare da una centrale appalti. Fino al 2020 salta anche l’obbligo di servirsi di commissari indipendenti nominati all’interno di un albo gestito dall’Anac per valutare le offerte.
Congelato fino al 2020 anche l’obbligo di affidare i lavori pubblici sulla base di un progetto esecutivo.
Potranno essere affidate sulla base di un progetto meno dettagliato anche i lavori di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, che non riguardino impianti e parti strutturali degli edifici. Confermato anche il ritorno dell’affidamento diretto ibrido – consultazione di almeno tre imprese – per i lavori tra 40 mila e 150 mila euro e delle gare semplificate per gli appalti fino a un milione di euro, con l’obbligo di invitare un numero crescente di imprese, in base all’importo della commessa.
Criteri di aggiudicazione
L’intesa fa marcia indietro sull’obbligo di aggiudicare i lavori di importo inferiore a 5,5 milioni al massimo ribasso, lasciando alla Pubblica Amministrazione la possibilità di valutare anche altri aspetti oltre al prezzo, senza obbligo di motivare questa scelta. Non sarà cancellata, ma sarà almeno allentata la stretta sulle irregolarità fiscali e contributive non accertate in via definitiva, che aveva sollevato le proteste delle imprese. Per escludere dalle gare un concorrente su questa base bisognerà perlomeno che l’irregolarità sia grave e che sia contenuta in atti amminsitrativi esecutivi.
Pmi
Dovranno essere esclusi dal mercato degli appalti pubblici tutte le imprese riconosciute colpevoli di un grave inadempimento nei confronti di uno o più subappaltatori. La violazione dovrà però essere accertata tramite una sentenza passata in giudicato.