(Santa Fizzarotti Selvaggi) In occasione del Convegno “ Mediterraneo, mare di pace “ organizzato dall’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus Sez di Bari, al quale ha partecipato un foltissimo e qualificato pubblico, il prof. Oronzo Sciacovelli, illustre scienziato, ha presentato il testo che qui di seguito si pubblica con il suo consenso.
Dopo l’intervento del Prof. Filippo Maria Boscia, parimenti pubblicato in questa sede e riguardante i bambini in transito, si propone la relazione del prof. Oronzo Sciacovelli per la riflessione sul ruolo femminile nella storia. Una storia, in questo caso, non a tutti nota, ma che si ritiene sia di straordinaria importanza per ribadire il ruolo della donna quale fondamenta di pace. Ed è proprio in questo ruolo che l’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus crede fortemente.
Il primo trattato di pace scritto dell’Umanità: Kadesh e il sigillo della Regina
“Il tema dell’incontro organizzato dalla sezione di Bari verte sul Mediterraneo come mare di pace ma, prima di parlare di pace, bisogna parlare di guerre poiché, se è vero che il Mediterraneo è il mare che ha contribuito a diffondere la parte maggiore e più significativa del progresso e della cultura umana, è anche vero che nelle acque del Mediterraneo, o sulle sue sponde, sono state combattute battaglie decisive per il destino di popoli.
Greci contro Persiani. Maratona nel 490 a.C.; Termopili, Leonida aveva 61 anni quando bloccò i persiani alle Termopili, per fortuna dei Greci allora non esisteva ‘quota 100’; a Salamina (480 a.C.), la flotta greca fermò l’invasione persiana affondando 300 navi i cui relitti finirono sulla spiaggia di Colia. Ciò rese comprensibile il vaticinio: Le donne di Colia abbrustoliranno l’orzo con i remi.
Romani contro Cartaginesi. Per l’egemonia nel Mediterraneo occidentale, Roma e Cartagine combatterono tre guerre. Le battaglie più famose: Canne (Puglia, 2 agosto 216 a.C.) e Zama (Africa 19 ottobre 202 a.C.) furono vinte, rispettivamente, da Annibale (il più grande generale di tutti i tempi) e Scipione l’Africano che, a 17 anni, in battaglia (Ticino) aveva salvato la vita al padre ferito. La 3^ guerra punica non ebbe storia, Cartagine fu rasa, letteralmente, al suolo da Scipione Emiliano nel 146 a.C.
Cristiani contro Musulmani. In tempi meno lontani (1571), si combatté la battaglia di Lepanto tra le flotte della Lega Santa (Pio V) e dell’Impero Ottomano e fu molto cruenta, i cristiani vollero vendicare l’atroce supplizio subito da Marcantonio Bragadin a Famagosta ad opera degli ottomani.
Se teniamo in conto il vicino e medio-oriente, che pure gravitano sulle coste orientali del Mediterraneo, possiamo affermare che, nell’area mediterranea, sono state combattute più guerre che nel resto del mondo. Attualmente, la pace, intesa come assenza di guerra, ‘regna’ nel Mediterraneo con l’eccezione della guerra civile in Siria. Teoricamente, anche Israele è in pace con i suoi vicini arabi. Ma non è la pace significata dalle parole ‘Shalom’ e ‘Salam’.
Eppure, proprio sulle sponde del Mediterraneo, nel 1259 a.C., fu stipulato il primo trattato di pace scritto dell’Umanità (trattato di Kadesh). Per definizione, un trattato di pace mette fine a una guerra, il trattato in questione, come vedremo in seguito, andò molto oltre. Prima di esporlo, parlerò dei suoi contraenti e del contesto storico in cui essi vissero e operarono. In tal modo, emergerà meglio la peculiarità di quel trattato, le cui le clausole erano molto avanzate rispetto al modus operandi dell’epoca. Per la sua importanza storica, una copia del trattato è collocata nel palazzo sede dell’O.N.U.
Il trattato di Kadesh mise fine ad un lungo periodo di ostilità tra l’Egitto e il regno degli Ittiti. Quando Ramses divenne Faraone (nel 1279 a.C.), gli Ittiti avevano esteso la loro influenza su principati e regni vassalli dell’Egitto ubicati nella Siria del nord, all’epca centro commerciale importante per l’approvvigionamento di metalli e del legno per la costruzione di navi, materiali dei quali l’Egitto era privo. Per riprendere quei territori, Ramses decise di affrontare gli Ittiti a Kadesh. Quando giunse alla fortezza di Kadesh (maggio del 1274 a.C.), Ramses cadde in un’imboscata. 2.500 carri da combattimento ittiti attaccarono e annientarono una divisione egizia per poi attaccare l’accampamento del Faraone. Ramses, nonostante disponesse in quel momento di forze inferiori: 4.000 fanti, compresa la sua guardia del corpo: 500 Sherden (ex-pirati sardi), reagì con coraggio e determinazione. Lasciò ai fanti la difesa dell’accampamento, sali sul suo carro e guidò i suoi 700-800 carri contro i 2.500 carri ittiti. Attaccò l’ala dello schieramento ittita, la disperse ed ebbe così via libera per attaccare alle spalle tutto lo schieramento. Questo gli fu possibile perché, i carri egizi erano un capolavoro della tecnologia dell’epoca, robusti e leggerissimi, pesavano poco più di una valigia (tra i 25 e 30 kg, a Firenze è conservato un esemplare che pesa 24 kg) e potevano trasportare due persone: l’auriga e l’arciere. I carri ittiti,per attaccare la fanteria, trasportavano due arcieri oltre l’auriga. In combattimento, il maggior peso dei carri ittiti (130-150 kg) li rendeva più lenti e meno manovrabili, ecco perché Ramses riuscì ad aggirarli e attaccare alle spalle. Inoltre, per la differenza di peso e di manovrabilità, i cavalli aggiogati a carri ittiti si stancavano molto prima di quelli aggiogati ai carri egizi.
Con un’irruenza che deve aver terrorizzato i nemici; Ramses riorganizzò e guidò i suoi all’attaccò per ben sei volte. Vedere Ramses combattere doveva essere impressionante. Egli era alto 1,85, quindi molto alto rispetto ai suoi contemporanei. Era di pelle chiara e aveva una chioma di capelli di un rosso fulvo, colore naturale. Era anche un bravo arciere, in grado di saettare una decina di frecce al minuto.
I carri ittiti, accerchiati e decimati dagli attacchi di Ramses, si diedero alla fuga. Il comandante ittita mandò all’attacco tutti gli altri carri, ma anche questi furono travolti, Ramses era ormai padrone del campo di battaglia. Inoltre, era giunta a dargli man forte una divisione alleata.
Si chiuse così la prima giornata della battaglia. Non si hanno notizie di successivi combattimenti.
Gli ittiti, pur avendo la fanteria in perfetta efficienza, avevano perso la maggior parte dei carri e si rinchiusero nella fortezza di Kadesh. Ramses disponeva di due sole divisioni efficienti; le altre tre erano state duramente provate dai combattimenti. Quindi, non avendo forze sufficienti per assediare la fortezza, se ne ritornò in Egitto. Nessuno aveva vinto, anche se ognuno si attribuì la vittoria.
Dopo la battaglia di Kadesh, Egizi e Ittiti non si scontrarono più direttamente e quindici anni dopo Ramses e Hattusili conclusero la guerra stipulando il trattato di Kadesh.
Quel trattato non esisterebbe o, almeno, non esisterebbe nella sua stupefacente versione se non si fosse verificato che….
Sulla via del ritorno da Kadesh, Hattusili si fermò in un tempio della dea Istar e fu colpito dalla bellezza di un’adolescente sacerdotessa, Puduhepa, se ne innamorò e la sposò. Nonostante la differenza di età, Hattusili aveva 40 anni e Puduhepa era quindicenne, tra i due si stabilì un legame unico per le consuetudini di allora (e non solo di allora): costituirono una coppia con poteri uguali nel governare, nelle relazioni con altri paesi, nell’amministrare la giustizia etc. Hattiusili era un militare, era stato il comandante in capo dell’esercito ittita; sotto l’influenza di Puduhepa, egli divenne diplomatico e mediatore. Una volta divenuto imperatore (1265 a.C.), sviluppo relazioni diplomatiche con i regnanti degli Stati confinanti e degli Imperi di pari importanza e coinvolse gli stati vassalli in una rete di pacifica collaborazione.
Alcuni aspetti del trattato di interesse per noi moderni
1 – La prima e la più sorprendente delle novità è che, il trattato fu firmato anche da una donna. Più precisamente, dato che all’epoca non esistevano le firme, sul trattato appose il proprio sigillo personale : la Regina degli Ittiti, Puduhepa, oltre al Faraone e all’Imperatore degli Ittiti.
La regina Puduhepa appose il proprio sigillo poiché aveva contribuito, in maniera determinante: ai negoziati di pace, alla formulazione delle norme che avrebbero regolato i rapporti tra i due Stati e, fra queste, alle garanzie sul rispetto dei diritti umani. 3.278 anni fa, Puduhepa, una giovane donna di 30 anni, cresciuta in una società di guerrieri, regina in uno stato totalitario, riuscì a convincere il Faraone più celebre della storia – rappresentato sui bassorilievi mentre calpesta e uccide nemici – a inserire in un trattato di pace e per la prima volta, il rispetto dei diritti umani. Oggi, qualcosa non funziona nella scala dei valori umani se si infierisce sui prigionieri davanti alle telecamere o se si abbattono donne e ragazzi disarmati.
2 – Di recente, il presidente Trump ha riconosciuto la sovranità di Israele sulle alture del Golan, occupate dal 1967. Il gesto di Trump non cambia probabilmente la situazione di fatto… Nel trattato di pace di Kadesh non sono indicati i confini delle zone d’influenza, i quali, per altro, costituivano il motivo per cui era iniziata la guerra. I negoziatori di quel trattato erano giunti alla conclusione che stipulare la pace era il fine prioritario, poi un accordo sui confini si sarebbe raggiunto.
3 – Non fu un trattato di pace tra vincitori e vinti, ma fu un trattato di pace tra pari. L’Egitto e l’impero degli Ittiti erano allora, per potenziale militare, quello che oggi sono gli Stati Uniti e la Russia: due superpotenze. Il Faraone d’Egitto e l’Imperatore degli Ittiti si erano resi conto che, continuare a combattere per il controllo del nord della Siria, non aveva senso. Il nord della Siria era un crocevia di traffici commerciali e in guerra i commerci languivano. Inoltre, la battaglia di Kadesh era stata emblematica, nessuno aveva vinto, eppure in nessun’altra battaglia dell’antichità erano stati impiegati tanti carri da combattimento (5.500). Tra morti e feriti, Ramses aveva perso circa 10.000 uomini su 15.000 combattenti e gli ittiti 7.000 dei 10.500 carristi che avevano in totale. Ramses era stato sul punto di essere ucciso o catturato e aveva combattuto sul suo carro per ore; da parte ittita, due fratelli dell’imperatore ittita erano caduti in combattimento. Quindi, era più conveniente congelare lo status quo, per quel che riguardava le rispettive zone di influenza, e stringere un trattato di pace e di alleanza.
Il trattato
Le versioni originali erano redatte su lastre d’argento. La versione egizia in geroglifici, e con apposto il sigillo del Faraone, fu inviata all’imperatore degli Ittiti e la versione ittita, inviata a Ramses, recava apposto, oltre al sigillo dell’Imperatore, il sigillo personale della Regina.
Gli esemplari originali non sono stati trovati, sono state rinvenute copie delle due versioni: su frammenti di tavoletta di argilla, in lingua accadica e scrittura cuneiforme e in lingua egiziana e scrittura geroglifica (tempio di Karnak). Sulla copia egiziana è tutt’ora leggibile il sigillo della Regina…omissis… è il sigillo di Padukhepa, la grande sovrana del paese di Kheta…omissis…
Sintesi dei punti qualificanti
1) Per la prima volta una dichiarazione di pace era vincolante per le future generazioni di regnanti e, cosa più straordinaria, la dichiarazione coinvolgeva nel processo di pace i rispettivi popoli (A quei tempi, i trattati erano stipulati tra i regnanti e impegnavano solo i contraenti).
2) Dichiarazione di non aggressione
La rinuncia, sempre (cioè in qualsiasi caso) e per sempre, a qualsiasi forma di ostilità tra i due Paesi: ‘ nessuno dei due Regnanti attraverserà la frontiera dell’altro Paese per impadronirsi di qualcosa e ciò per sempre.’
3) Alleanza militare
L’alleanza militare era solo difensiva ed era ben articolata:
a) sarebbe entrata in vigore solo su esplicita richiesta dell’autorità regnante aggredita
b) l’alleato poteva intervenire direttamente nel conflitto o, in alternativa, mettere il suo esercito a disposizione del paese aggredito.
Il trattato prevedeva l’intervento militare dell’alleato anche in caso di rivolte interne o, in generale, di altri soggetti, cioè ribellioni di popoli vassalli.
4) Estradizione
Il trattato distingueva due categorie di rifugiati; i Vip (fuggitivi per reati ‘politici’) e la gente comune (emigranti).
L’obbligo di estradare ii Vip era esteso agli stati vassalli. Ai rifugiati Vip non doveva essere concesso asilo o permesso di risiedere, dovevano essere presi e consegnati: i rifugiati ittiti ad Hattusili, e quelli egizi a Ramses.
Agli emigrati doveva essere negato il permesso di residenza e dovevano essere rispediti in patria. Ciò è comprensibile poiché alcune categorie di artigiani erano strategiche per i rispettivi Paesi, ad esempio, per l’Egitto, i costruttori di carri da combattimento e, per l’Hatti, i fonditori di ferro per la costruzione.
5) Garanzie per il rispetto dei Diritti Umani
Gli estradati dovevano essere riconsegnati ‘in vita, salute e forza’.
Il trattato imponeva che non si agisse nei confronti dei parenti (mogli e figli) e dei beni dei fuggitivi. Proibiva, altresì, l’uccisione dei rimpatriati, così come la comminazione di pene corporali.
La regina Puduhepa
Della regina Puduhepa, non ci sono pervenute statue o dipinti. Ci è pervenuta parte della Sua corrispondenza (istituzionale e privata) sufficiente a delineare la sua personalità: un’eccellente donna di governo, una buona moglie e madre. I suoi limiti scaturivano dal fatto che era consapevole delle proprie capacità e della propria intelligenza; vene di ironia permeano, a volte, le sue lettere, e di ciò dà splendida testimonianza una lettera scritta al Faraone.Visse 90 anni e regnò ufficialmente insieme al figlio e poi, di fatto, con il nipote. Il suo sigillo è un capolavoro di affermazione del suo ruolo di donna. L’imperatore non vi è rappresentato, mentre lei e’ rappresentata nel sigillo dell’imperatore. Il sigillo, di forma circolare, è diviso in due semicerchi dal nome della regina scritto in geroglifici ittiti. Nei due semicerchi vi sono i profili stilizzati di due visi femminili, l’uno rivolto verso l’altro, sulla destra la regina, a sinistra la divinità: la dea del sole Arinna, semplici profili, non vesti, non ornamenti, non simboli di potere divino o temporale. Il sigillo colpisce per la sua essenzialità: la Regina e la Divinita’. E’ probabile che l’apposizione del sigillo avesse per la Regina, oltre al valore di firma, anche quello di impegno religioso.
Il contributo alla pace di Puduhepa non si limitò al trattato. Da reperti archeologici, risulta che la regina chiese (cioé impose) al re della città-stato di Ugarit, di firmare un trattato di pace con l’Egitto.
Inoltre, dopo la firma del trattato, allacciò rapporti epistolari con Ramses e Nefertari, la bella e colta Nefertari.
A quei tempi mantenere dei rapporti epistolari regolari non era una cosa semplice per due motivi: la scrittura e i trasporti.
Gli egiziani parlavano l’egizio (una lingua semitica) e per scrittura usavano i geroglifici.
Gli ittiti parlavano l’ittita una delle più antiche lingue indo-europee, la scrittura era di tipo cuneiforme.
La lingua usata nei rapporti tra gli Stati era l’accadico, (la più antica lingua semitica) e la scrittura di tipo cuneiforme.
Quindi, una lettera inviata dal Faraone doveva essere tradotta dai geroglifici egizi in accadico cuneiforme e giunta all’Imperatore degli ittiti da accadico (lingua semitica) a ittita (lingua indoeuropea). La risposta subiva il procedimento inverso.
I messaggeri percorrevano oltre 2.000 km per giungere da Luxor ad Hattusa,dei quali 500 per attraversare le impervie montagne dell’Anatolia. Inoltre, all’epoca non c’erano staffette a cavallo, il cavallo non era stato ancora completamente addomesticato ed era usato per il tiro dei carri da combattimento, per i viaggi si utilizzavano carri trainati da onagri, asini selvatici molto robusti. E’ ragionevole supporre che per uno scambio di lettere (messaggio e risposta) occorressero dai quattro ai sei mesi, a seconda delle stagioni climatiche.
La difficoltà nei collegamenti mi permette di riportare un episodio che evidenzia come la pace avesse modificato i rapporti tra Egitto e Hatti.
Qualche tempo dopo la firma del trattato, Hattusili ebbe una infezione agli occhi e i medicinali per curarla erano disponibili solo in Egitto. Ramses sapeva che Hattusili a Kadesh gli aveva teso l’imboscata, ma ora non erano più in guerra e Hattusili aveva bisogno di lui. Ramses organizzò un trasporto celere di medicinali da Luxor ad Hattusa (più o meno, Bari-Kopenhagen senza strade e autostrade) e gli scrisse: ‘Ho disposto che un carro da combattimento porti il mio inviato con i medicinali dal principe di Amurru, il quale li recapiterà a Te tramite un ufficiale di collegamento dei vostri carri da combattimento.”
Erano stati acerrimi nemici e si erano combattuti aspramente ma, dopo aver firmato il trattato, non pensarono a rivalse o vendette, deposero le armi e vissero in pace e fratellanza, aiutandosi nei momenti di difficoltà. Quando, molti anni dopo, una terribile carestia colpì il paese degli Ittiti (Ramses e Hattusili erano già morti), Merempath, figlio e successore di Ramses, soccorse la popolazione ittita inviando il grano necessario. Non gli passò per la mente di approfittare della situazione per riprendersi la Siria del nord.
Il trattato di Kadesh funzionò bene e le violazioni furono di poco conto.
La sua riuscita si deve al fatto che i contraenti avevano capito che, tra Stati sovrani, la stabilità delle relazioni è legata ad una sostanziale reciprocità dei diritti e doveri stabiliti nei trattati. Solo questa reciprocità può generare sicurezza.
Inoltre, Il trattato in questione, per quanto vecchio di 3.278 anni, impartisce al mondo moderno due lezioni.
La prima lezione è semplice da evidenziare: nel trattato non vi sono centralismi etnici, politici o religiosi.
La seconda lezione è più sottile. Ai tempi di Ramses, gli egizi utilizzavano il termine ‘htp’ (hotep) per indicare la pace come situazione di non ostilità (militare e politica). Pertanto, un trattato di pace (hotep) stabiliva le norme di convivenza non ostile tra due popoli. Il trattato di Kadesh insiste sulla pace e sulla fratellanza, non disgiunge quasi mai i due termini. La pace è una relazione tra popoli. La pace e la fratellanza creano una comunità che va al di là dell’appartenenza ad un popolo.
Questa differenza era ben nota alla Regina Puduhepa, che, oltre che regina, fu una sacerdotessa per tutta la vita: gli stati creano le società, la religione crea la comunità.
Intorno ad un’altra regina : Nefertari.
Permettetemi un fuori tema su un’altra donna, regina anch’essa, più del cuore del marito che degli Egizi. Quasi ogni giorno leggiamo di atti di violenza e di omicidi commessi da uomini contro donne. Desidero ricordare la stima, il rispetto e l’amore di cui Ramses circondò Nefertari. Ramses la sposò giovanissimo e l’amò intensamente.
Nell’ antico Egitto i templi si costruivano solo in onore dei Faraoni.
Ramses fece erigere un tempio per Nefertari, ad Abu Simbel. La facciata è larga 28 metri e le statue che raffigurano Ramses e Nefertari sono alte 10 metri ed è l’unico tempio egizio nel quale la regina abbia la stessa importanza del faraone.
Sul frontespizio del tempio, Ramses fece scolpire queste due dediche:
– Il Faraone Ramses II ha costruito un tempio scavando la montagna, un’opera umana destinata ad essere eterna, questo tempio il Faraone lo ha costruito per la Grande Sposa Reale Nefertari.
– Questo tempio di grandi e imponenti monumenti è dedicato alla Grande Sposa Reale Nefertari, per amore della quale il sole sorge…
Una splendida espressione; Ramses universalizza l’oggetto del suo amore, come farà Dante con Beatrice in un celeberrimo sonetto ‘par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare’ (tanto gentile e tanto onesta pare).
Ramses fu un uomo fortunato poiché ebbe una donna che seppe catturare il suo amore, al punto che, come ultima dichiarazione di amore, Ramses scrisse:
“Lei è il mio unico amore, nessuna può competere con lei, lei è la più bella donna al mondo. Ora, morendo, ha portato via con sé il mio cuore.”
(Oronzo Sciacovelli . Ordinario di Chimica Organica ( iq) Università degli Studi di Bari)