Continuano de proteste ad Hong Kong. Secondo quanto reso noto dalle agenzie di stampa presenti nella città sono migliaia gli uomini della polizia militare cinese che hanno sfilato in uno stadio a Shenzen facendo crescere la paura di un intervento militare.
Intanto la situazione all’aeroporto internazionale è tornata alla normalità grazie ad un ingiunzione temporanea che impedisce ai manifestanti di occupare alcune aree dello scalo, solo i passeggeri provvisti di regolari documenti di imbarco potranno accedere nell’aeroporto.
Preoccupazione è stata espressa da Donald Trump che ha chiesto di incontrare al più presto il suo omologo Xi Jinping che su un Twitter ha scritto: “Conosco molto bene il presidente cinese Xi. È un grande leader che ha un grande rispetto per il suo popolo. E’ anche un uomo buono nelle situazioni difficili. Non ho dubbi che se vuole risolvere il problema di Hong Kong in modo rapido e umano, può farlo”.
Nei giorni scorsi, alla notizia della concentrazione di militari cinesi al confine con l’ex colonia britannica gli USA avevano espresso una forte preoccupazione e pur condannando la violenza nelle proteste, hanno fortemente esortato le due parti al dialogo per trovare una soluzione alla crisi che da giorni ha trasformato la città di Hong Kong in un campo di battaglia.
Le proteste popolari sono iniziate agli inizi di giugno in opposizione a un disegno di legge che avrebbe consentito l’estradizione di persone da Hong Kong per essere processate nella Cina continentale col timore che una simile legislazione potesse essere utilizzata con intenti repressivi, erodendo i diritti civili e in sostanza lo stesso regime speciale di Hong Kong.
La protesta ha visto la partecipazione milioni di cittadini che, scendendo in piazza, hanno paralizzato diverse zone della città.
Malgrado la sospensione del disegno di legge i manifestanti non si sono accontentati e ne chiedono il ritiro definitivo. Dopo gli sconti avuti con la polizia, si sono aggiunte altre richieste: le dimissioni della chief executive Carrie Lam; il rilascio dei manifestanti arrestati (in totale sono quasi 700) e la caduta delle accuse nei loro confronti; una inchiesta indipendente sull’operato della polizia e il ritiro della qualifica di “sommossa” con cui le autorità hanno etichettato la protesta.