(di Massimiliano D’Elia) Lunedì il governo Conte bis passerà dal voto di fiducia alla Camera dei Deputati, con piazza Montecitorio piena di italiani a manifestare contro il “governo dell’inciucio”, secondo Giorgia Meloni, Matteo Salvini e gran parte degli italiani. Una manifestazione senza colori politici, ci saranno a sventolare tantissimi tricolori.
Martedì l’ultimo piccolo scoglio, la fiducia al Senato e qui la partita si fa più dura. Ad oggi, secondo le trattative in corso, Giuseppe Conte può contare su 166 voti certi – 106 del M5S, 50 del Pd, 7 del misto e 3 delle Autonomie -, probabilmente si aggiungeranno i 3 della Svp e il voto del dissidente Matteo Richetti del Pd portando così a 170 i voti per il governo.
Così come riporta il Corriere della Sera, ora anche l’ex grillina Paola Nugnes ha sciolto la riserva: “Voterò una fiducia condizionata non una fiducia “per sempre”, poi valuterò di volta in volta le proposte e i provvedimenti“.
All’appello mancano ancora i due senatori del Maie — Ricardo Merlo e Adriano Cario che domenica faranno un congresso via Skype con i loro coordinatori in Sud America, Merlo dice: “Decideremo domenica ma posso dire che con Conte abbiamo lavorato benissimo”.
Ci sarebbero anche gli ex M5S Gregorio De Falco e Saverio De Bonis. Così ha commentato il voto De Falco: “Deciderò all’ultimo minuto in base alla prova di serietà che saprà dare il presidente in Aula, spiegandoci dove troverà le risorse per mantenere i tanti impegni presi e come intenderà rivisitare il decreto sicurezza bis“.
Alla fine ci sono i sei senatori a vita che esprimeranno il voto solo dopo aver ascoltato il discorso di Giuseppe Conte. Si tratta di Liliana Segre, Giorgio Napolitano, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia, Renzo Piano e Mario Monti.
Potenzialmente il governo potrebbe raggiungere 181 voti, con una maggioranza necessaria di 161 voti.
Da martedì, quindi, il governo Conte bis avrebbe i pieni poteri. Molti analisti sostengono che il governo durerà almeno fino alla votazione del Presidente della Repubblica nel 2022, perchè è nell’interesse di tutti cercare di “sterilizzare” la spinta sovranista della Lega di Matteo Salvini.
Nel frattempo, durante la legislatura l’asse giallo-rosso cercherà di mettere mano alla legge elettorale con il chiaro obiettivo (anti Lega) di tornare al proporzionale. Tanti partiti e partitini: “divide et impera”.
Le strategie nel breve termine
Il Centrodestra ora cerca di ricompattarsi. Segnali positivi, in tal senso, provengono dalla Lega verso Forza Italia e Fratelli d’Italia, una Lega che, a dire del suo leader, farà opposizione senza sconti e continuerà la campagna elettorale per “scippare” altre Regioni alla sinistra. Importanti le elezioni in Umbria, Emilia Romagna, Toscana e Puglia.
Il Pd di Nicola Zingaretti per le regionali starebbe pensando, invece, di allearsi con il Movimento di Beppe Grillo per arginare lo strapotere del centrodestra. In sostanza, la scena politica italiana, dopo la bagarre del tutti contro tutti si sta riposizionando verso un naturale bipolarismo.
La soap opera della politica italiana non è ancora finita, se ne vedranno ancora delle belle.