Luigi Di Maio: “Io avrò l’ultima parola e sceglierò in base alle competenze ma voi dovete propormi i candidati”.
(di Massimiliano D’Elia) Luigi Di Maio, assediato da oltre quaranta grillini delusi, ha solo poco più di 20 posti da assegnare. Per non avere l’esclusiva responsabilità delle scelte ha detto ai presidenti delle 28 commissioni di Camera e Senato: “Io avrò l’ultima parola e sceglierò in base alle competenze ma voi dovete propormi i candidati”.
Presso gli uffici dei presidenti delle Commissioni a guida M5S è un andirivieni imbarazzante, tant’è che i capi delle Commissioni scrivono in una nota congiunta: “non siamo uffici di collocamento”.
Nel Movimento Di Maio vuole una rosa di 5 nominativi da ogni Commissione per poi estrarne uno e non verranno promossi ad incarichi di sottogoverno i presidenti di Commissione pentastellati. Una mossa per evitare il rimpiazzo con quelli del Pd. Queste le linee guida per segnare la discontinuità, risultato? E’ iniziata una guerra intestina tra i pentastellati senza esclusione di colpi, tant’è che un deputato grillino ha commentato: “Un metodo folle”.
Saranno, quindi, quarantadue i posti da sottosegretario da assegnare entro venerdì. Ad accelerare è proprio Giuseppe Conte che vuole chiudere la partita quanto prima per dare “pieni poteri” al governo giallo-rosso.
Ai Cinque stelle ne andrebbero tra i 22 e i 23, al Pd tra i 17 e i 18, a Leu 1 o forse 2. Per dirimere ogni dubbio è prevista in serata una riunione di maggioranza. Qualcuno ipotizza uno schema che vede tre tecnici e due politici, o viceversa.
I nomi in lizza del M5S. Stefano Buffagni e Laura Castelli per il Mef, Alessio Villarosa, Marco Pellegrini, Francesco D’Uva all’Interno, Luca Carabetta al Mise e Giancarlo Cancelleri ai Trasporti, mentre Nicola Morra dovrebbe restare all’Antimafia.
La situazione non è migliore nel Pd perchè sono tante le correnti (il direttore Alessandro Sallusti le chiama tribù) da accontentare. Quindi per ora niente rose certe di candidati, verrà privilegiato lo spirito unitario e l’equilibrio territoriale anche se la discussione è molto accesa all’interno delle singole correnti.
A dare una svolta potrebbe essere Dario Franceschini che, a seguito di un incontro con Matteo Renzi, potrebbe fornire una lista già oggi. Tra i papabili, Marina Sereni e Lia Quartapelle agli Esteri, Lele Fiano all’Interno, Gian Paolo Manzella all’Innovazione, Walter Verini alla Giustizia e Anna Ascani all’Università.
Per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio al Pd dovrebbe andare la delega all’editoria con Andrea Martella e probabilmente anche quella agli enti locali, inclusa Roma capitale, il M5S dovrebbe avere le Riforme.