Ieri sera è uscita dal Consiglio dei Ministri la Nadef, la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza che detta la linea della legge di bilancio per l’anno 2020. 30 i miliardi previsti in una manovra che chiederà all’Europa di aumentare il deficit dell’1,4 per cento per recuperare 14 miliardi di euro a cui toccherà aggiungere i circa 7 miliardi miliardi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale. Il programma prevede poi ben 23 provvedimenti collegati alla manovra: tra questi il Green New Deal, la riforma del Catasto e l’Autonomia differenziata.
Sarà scongiurato l’aumento dell’Iva e si attuerà l’alleggerimento della pressione fiscale e la riduzione del cuneo sul lavoro.
Il ministro dell’Economia Gualtieri si dice fiducioso sul via libera Ue. E nella premessa al documento sottolinea che la strategia sarà di lungo termine, e si svilupperà con una partecipazione propositiva al progetto europeo, dopo una fase complessa in cui i ricorrenti dubbi sull’adesione alla moneta unica da parte di alcuni esponenti politici hanno contribuito a ridurre la fiducia degli investitori. Questa fiducia ritrovata, secondo la Nadef, vale l’anno prossimo quasi 6 miliardi in meno di spesa per interessi. Il riferimento è al valore dello spread che mai come oggi si è attestato a circa 130 punti base.
Il deficit fissato al 2,2 per cento come obiettivo 2020 viene calcolato a legislazione vigente grazie agli aumenti iva e alla riduzione di spesa per quota 100, reddito di cittadinanza e interessi. Un deficit nominale al 2,2%, scrive Il Sole 24Ore, figlio dei negoziati delle scorse settimane con la commissione Ue.
Importanti i tagli alla spesa e agli sconti fiscali che valgono circa 3,5 miliardi, divisi a metà fra spending review e tax expenditures.
Per quanto riguarda la crescita dopo un 2019 che si ferma allo 0,1%, l’anno prossimo si punta allo 0,6% per arrivare all’1% nel 2021 (stesso ritmo previsto per il 2022).
Nell’orizzonte pluriennale indicato da Gualtieri anche il debito pubblico dovrebbe chiudere il 2019 con un altro aumento di quasi un punto di Pil, che porta il deficit al 135,7%. L’anno prossimo è prevista una prima inversione di rotta, al 135,2%, ma la discesa punta a diventare più rapida nei due anni successivi, portando il rapporto al 131,4% a fine 2022.