La cellula, respira, come? Ed è subito Nobel e malattie come anemia e tumori ringraziano e prenotano l’applicazione terapeutica

(di Nicola Simonetti) William G. Kaelin, americano 62 anni, Peter J.Ra-tcliffe, inglese (n. 1954) e Gregg L. Semenza, americano (n. 1956), hanno visto premiare le proprie ricerche su “come le cellule rilevano e si adattano alla disponibilità di ossigeno”.

L’ossigeno, dice “son come tu mi vuoi” alle cellule del corpo e queste se ne servono per vivere. Altrimenti, per loro, sarebbe morte. Ma come cellula ed ossigeno si intendono, come funziona il loro “colloquio” nel contesto dell’organismo e della sua attività?

“L’importanza fondamentale dell’ossigeno – recita la motivazione del Nobel – è nota da secoli, il modo in cui le cellule si adattano ai cambiamento dei livelli di ossigeno è rimasto per molto tempo misterioso”.

Le ricerche premiate hanno scoperto la presenza ubiquitaria di “sensori” (sentinelle per rilevare la concentrazione di ossigeno esistente) e fatto luce sul come avviene, per esempio, che, in condizioni di ipossia (carenza parziale di ossigeno) come su verifica in alta montagna dove c’è aria rarefatta, oppure durante o dopo uno impegno fisico di durata (sport, lavoro) che manda in tilt i muscoli (“debito di ossigeno”, l’organismo si affretta o rendere disponibile e/o produrre maggior numero di globuli rossi i quali, così, ingloberebbero più ossigeno che, legandosi con l’emoglobina, lo trasporterebbero e lo renderebbero fruibile da parete dei tessuti in carenza.

I Nobel hanno anche portato luce nella patologia.

Per esempio, nei soggetti con insufficienza renale cronica che vanno incontro a facile anemia poiché manca loro l’eritropoietina (EPO, ormone prodotto dai reni e in misura minore da fegato e cervello, che ha come funzione principale la regolazione dell’eritropoiesi, cioè produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo).

Un faro anche verso i tumori, avidi consumatori di notevole quantità di ossigeno per sostenere il proprio elevato metabolismo, per svilupparsi e vivere e che, per farlo, si fabbricano nuovi vasi sanguigni (neoangiogenesi). Il marchingegno risolutivo sarebbe impedire al tumore di fabbricarseli e farli morire di fame, cosa che cercano di fare alcune strategie terapeutiche antitumorali.

Nell’eterogeneo sistema è chiamato in causa un articolato complesso collegato ed interagente di enzimi, ormoni, geni che i tre premiati hanno indagato e la cui conoscenza potrà rappresentare la via per uccidere “per inedia” la massa tumorale. Essi hanno identificato i meccanismi che a livello molecolare regolano l’attività dei geni (che codificano proteine) a seconda dei livelli di ossigeno di cui possono disporre le cellule.

La cellula, respira, come? Ed è subito Nobel e malattie come anemia e tumori ringraziano e prenotano l’applicazione terapeutica