Il 3-4 dicembre le celebrazioni a Londra del 70° anniversario della Nato e non si placano le tensioni tra i leader dei 29 stati membri. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non vuole più “sovvenzionare” l’Europa. Trump vuole che entro il 2024 i Paesi dell’Unione spendano almeno il 2% del Pil nella Difesa (l’Italia è ferma all’1,18%), mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha definito l’Alleanza in condizione di “morte celebrale” suggerendo un “rapporto strategico” con la Russia.
Poi c’è la Turchia che potrebbe votare contro un piano di difesa per i Paesi baltici e la Polonia a meno che la NATO non riconosca la milizia curda dell’YPG come terroristi. Ciò, è improbabile, dato che l’YPG ha contribuito a sconfiggere lo Stato islamico.
Per quanto riguarda il ruolo futuro della NATO, il vertice chiederà a un gruppo di “personalità sagge” di presentare suggerimenti, ma non riferiranno fino al prossimo vertice alla fine del 2021. Poi la notizia di queste ultime ore che la Turchia ha consegnato Al Baghdadi a Trump, in cambio di un pezzo di terra a nord della Siria.
A rassicurare tutti è intervenuto in un’intervista pubblicata da Repubblica il segretario generale della Nato, il norvegese Jean Stoltenberg.
“Come sempre riusciremo a superare le divisioni e a prendere le decisioni nécessaire alla nostra sicurezza. L’Unione europea non può sostituire la Nato, da sola non può difendere l’Europa“.
Giovedì Stoltenberg ha incontrato Macron a Parigi e non sembra averlo convinto sullo stato di salute della Nato.
Forse l’Alleanza non sarà in una condizione di morte cerebrale, ma non trova sia politicamente paralizzata?
“La Nato sta facendo più adesso che negli ultimi decenni. Ovviamente ci sono differenze che non vanno sottovalutate. Sul Nord della Siria e sui gruppi attivi in quella regione ci sono opinioni diverse tra alleati. Si tratta di una realtà innegabile che però non ci impedirà di fare molto. Anzi, mi aspetto che a Londra i leader comunque prenderanno decisioni importanti, come l’aggiornamento del piano d’azione contro il terrorismo“.
Lei sostiene che la futura difesa europea dovrà essere integrata nella Nato, ma perché l’Unione non dovrebbe fare da sola quando non viene consultata ne da Washington ne da Ankara sull’attacco turco in Siria?
“La maggior parte delle volte siamo d’accordo, altre non lo siamo ma questo non significa che non ci consultiamo. Io apprezzo gli sforzi Ue sulla difesa tanto che lavorerò con Ursula von der Leyen e Charles Michel per incrementare ulteriormente la cooperazione tra Europa e Nato che è già a livelli senza precedenti. Tuttavia l’Ue non può rimpiazzare l’Alleanza e l’unità europea non può sostituire quella transatlantica, specialmente dopo la Brexit. L’80% delle spese per la difesa della Nato arriva da Paesi esterni all’Unione, geograficamente Norvegia, Turchia, Regno Unito, Canada e Usa sono importanti per la difesa del territorio europeo. Ogni tentativo di allontanare l’Europa dal Nord America non solo indebolirà la Nato, ma dividerà l’Europa. Semplicemente, la Ue non può difendere l’Europa da sola. Concordo con Angela Merkel: la difesa europea non è un’alternativa alla Nato, ma serve a rinforzare il pilastro europeo in seno alla Nato“.
Se Bruxelles vuole costruire la sua difesa è anche perché non crede più negli Usa di Donald Trump
“Le parole di Trump contano, ma i fatti sono ancora più importanti. Il congresso degli Stati Uniti ha espresso un fortissimo appoggio bipartisan alla Nato e lo stesso Trump ha ribadito il suo sostegno all’Alleanza. Dalla fine della Guerra fredda gli Usa si sono gradualmente disimpegnati dal nostro continente, ma ora stanno tornando con un’intera brigata, con equipaggiamenti e investimenti e nei prossimi mesi arriveranno 20 mila soldati per la più grande esercitazione degli ultimi 25 anni. Tutto questo dimostra il coinvolgimento americano in Europa“.
Secondo lei la Cina rappresenta una minaccia per la Nato al pari della Russia? Il fatto che l’Italia abbia aderito alla Nuova Via della Seta romperà l’unità transatlantica verso Pechino?
“Non vedo una minaccia imminente verso un nostro alleato, parlerei invece di sfide strategiche con una situazione più imprevedibile e incerta. Il fatto che la Cina stia crescendo apre opportunità e sfide che dobbiamo affrontare insieme visto che con Pechino la taglia dell’interlocutore conta molto“.
Ha apprezzato la disponibilità di Macron a inserire l’arsenale francese in ogni futuro accordo sulla non proliferazione? Dovrebbe farlo anche la Cina?
“Certamente dobbiamo trovare il modo di includere la Cina in ogni futuro accordo sul controllo nucleare, ma come e quando è presto per dirlo. Pechino sta investendo pesantemente in nuove capacità nucleari, ha missili balistici capaci di raggiungere Europa e America, armi ad alta precisione e centinaia di nuovi missili a medio raggio. Dobbiamo trovare lo strumento per un maggior controllo dei suoi armamenti. Quanto alla Francia, sarei attento ad interpretare le parole di Macron, penso che Parigi debba ancora definire la sua posizione“.
L’Italia nel 2019 ha aumentato le spese militari dello 0,01%: come giudica il nostro contributo operativo e finanziario alla Nato?
“L’Italia da un grandissimo supporto alle nostre missioni in Afghanistan, Iraq, Kosovo, contributi con assetti navali e polizia aerea in Islanda. Ma è chiaro che mi aspetto un aumento degli investimenti italiani nella difesa. Ne abbiamo bisogno per affrontare le sfide del presente e sono lieto che per il periodo 2016-2024 gli alleati avranno alzato di 400 miliardi le loro spese militari“