(di Andrea Pinto) Alloggio di servizio del ministro Elisabetta Trenta, una terribile speculazione ai danni dell’ex ministro della Difesa. Per opportunità politica l’ex ministro della Difesa ha fatto bene a lasciare l’alloggio di servizio, tuttavia non è giusto che lo abbia dovuto fare il suo coniuge, il Maggiore Passarelli che, così come letto nella risposta della Difesa, ne aveva pieno titolo. Il Maggiore Passarelli è stato quindi discriminato perchè marito del ministro della Difesa. Al di là delle personali considerazioni, a chiarire l’intera vicenda è stato direttamente il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che con una risposta scritta ha fornito le necessarie risposte all’interrogazione, Moles-Gasparri. Peccato che a questa risposta scritta non sia seguito il medesimo clamore mediatico avuto quando la notizia è rimbalzata su tutti i maggiori giornali italiani.
Per dovere di cronaca è doveroso riportare, quindi, alcuni passaggi della risposta scritta di Guerini che, finalmente, pone la parola fine all’intera vicenda certificando che vi è stata una magistrale speculazione ai danni dell’ex Ministro della Difesa. Tutto, secondo a quanto emerge, è stato fatto in armonia alle normative vigenti in materia.
I principali punti della risposta scritta: “….La scheda dello Stato maggiore dell’Esercito evidenzia che tale predesignazione è stata possibile in quanto la normativa di riferimento (articolo 318, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010) stabilisce che l’alloggio ASI non possa essere concesso al personale che sia proprietario di un’abitazione idonea, disponibile e abitabile nell’ambito della circoscrizione ove presta servizio, “fatta eccezione per i titolari degli incarichi, compresi nella prima fascia degli elenchi degli incarichi, di particolare rilevanza quando gli alloggi siano ubicati all’interno o nelle immediate vicinanze di installazioni e comprensori militari“.
“al termine del mandato, il Comando militare della Capitale, organo deputato agli aspetti gestionali dell’alloggio, ha provveduto a comunicare all’utente la perdita del titolo, con richiesta di rilascio entro il 3 dicembre 2019, cioè 90 giorni dalla cessazione dell’incarico (articolo 329, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010)”;
“in data 18 settembre 2019, il maggiore Claudio Passarelli, consorte della dottoressa Trenta, ha presentato un’istanza finalizzata alla concessione di un alloggio ASI in relazione all’incarico ricoperto, a decorrere dal 5 settembre 2019 (“Aiutante di Campo del Segretario Generale della Difesa – Direttore Nazionale degli Armamenti”), appartenente alla fascia delle titolarità ASI – Ufficiali”;
“in data 2 ottobre 2019, esperite le necessarie verifiche, lo Stato maggiore dell’Esercito ha predesignato al militare richiedente l’alloggio ASI, già occupato dalla dottoressa Trenta ed in fase di rilascio, l’immobile nel quale lo stesso risultava domiciliato”.
Poi c’è una constatazione non da trascurare, ovvero che il Ministero della #Difesa “divora” ministri e sottosegretari, una specie di “maledizione”. Nella recente storia al dicastero di via XX Settembre si sono susseguiti Ignazio La Russa, Giampaolo Di Paola, Mario Mauro, Roberta Pinotti, Elisabetta Trenta e tanti sottosegretari.
Quasi tutti, dopo il prestigioso mandato, hanno terminato la loro carriera politica, ovvero sono stati relegati nell’angolo più lontano del loro partito. Sono, insomma, spariti dalla scena, o sono stati fatti sparire.
La realtà, tuttavia, non è nella “maledizione” voluta far credere per giustificare i fallimenti o pseudo tali dei politici al vertice del dicastero. La verità è che il ministero della difesa è uno di quelli che non può essere diretto da un politico normale, da un politico che vuole cambiare gli schemi. Il precedente ministro della Difesa, Elisabetta Trenta ha combattuto fino alla fine per cambiare e apportare novità soprattutto a beneficio del personale con le stellette. Ha osato e favorito la crescita dei sindacati militari recependo la sentenza n. 120/2018 della Corte Costituzionale, anche in assenza di una Legge. Una Legge che è ancora arenata presso la Commissione Difesa, una Legge mai digerita dai vertici delle Forze Armate, nonostante le flebili aperture e sorrisi di convenienza quando il ministro Trenta era a capo del Dicastero.
Appena ha lasciato l’incarico di via XX Settembre è iniziato il calvario di Elisabetta Trenta. Continui sono stati gli attacchi ricevuti sulle maggiori testate giornalistiche che si sono accanite, “ad orologeria”, contro un ministro considerato debole perchè “non politico” e lontano dalle Aule del Parlamento, scaricata oggi anche dai suoi “amici” pentastellati. A lei rimane la stima e l’apprezzamento di decine di migliaia di militari e personale civile della Difesa che avevano visto in lei un riferimento imparziale e al di sopra delle parti.
Per quanto riguarda il personale civile della Difesa l’ex ministro Trenta ha tentato di aprire un tavolo su una possibile ripubblicizzazione dei civili. Non è riuscita a fare nulla, se non qualche dichiarazione d’intenti, perché le hanno messo subito bastoni tra le ruote. Tuttavia tra i civili della Difesa (circa 30mila) l’argomento è molto sentito e sicuramente appoggeranno l’ex ministro in ogni iniziativa futura.
La tenacia di Elisabetta Trenta e il desiderio di giustizia sicuramente le consentiranno di non finire nell’oblio e magari “creare” qualcosa di nuovo che rappresenti tutti i militari e civili del Dicastero in maniera davvero credibile.
Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 048 all’Interrogazione 4-02517
GUERINI LORENZO Ministro della difesa 06/12/2019
Risposta. – Per meglio inquadrare la vicenda nei suoi riferimenti giuridici, si desidera specificare che la materia “alloggi di servizio” è disciplinata principalmente dal Codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66) e dal Testo unico dell’ordinamento militare (decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90).
L’immobile oggetto di attenzione è un alloggio di servizio classificato quale ASI (Alloggio di servizio connesso con l’incarico) che, in aderenza all’articolo 281, comma 1, del decreto legislativo n. 66 del 2010 e all’articolo 313, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, può essere assegnato al personale dipendente cui sono affidati incarichi che richiedano l’obbligo di abitare presso la località di servizio, ovvero che richiedano la costante presenza del titolare per il soddisfacimento delle esigenze di funzionalità e sicurezza del servizio medesimo.
Passando ora a trattare la questione nel merito, di seguito sono riportati gli elementi così come rappresentati nella documentazione inviata dallo Stato maggiore dell’esercito:
– in data 19 aprile 2019, è stata assegnata un’unità abitativa alla dottoressa Elisabetta Trenta, in virtù dell’incarico di “Ministro della Difesa” (incarico previsto nell’ambito della la fascia dell’elenco delle titolarità ASI- civili);
– al termine del mandato, il Comando militare della Capitale, organo deputato agli aspetti gestionali dell’alloggio, ha provveduto a comunicare all’utente la perdita del titolo, con richiesta di rilascio entro il 3 dicembre 2019, cioè 90 giorni dalla cessazione dell’incarico (articolo 329, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010);
– in data 18 settembre 2019, il maggiore Claudio Passargli, consorte della dottoressa Trenta, ha presentato un’istanza finalizzata alla concessione di un alloggio ASI in relazione all’incarico ricoperto, a decorrere dal 5 settembre 2019 (“Aiutante di Campo del Segretario Generale della Difesa – Direttore Nazionale degli Armamenti”), appartenente alla fascia delle titolarità ASI – Ufficiali;
– in data 2 ottobre 2019, esperite le necessarie verifiche, lo Stato maggiore dell’Esercito ha predesignato al militare richiedente l’alloggio ASI, già occupato dalla dottoressa Trenta ed in fase di rilascio, l’immobile nel quale lo stesso risultava domiciliato.
La stessa scheda dello Stato maggiore dell’Esercito evidenzia che:
– tale predesignazione è stata possibile in quanto la normativa di riferimento (articolo 318, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010) stabilisce che l’alloggio ASI non possa essere concesso al personale che sia proprietario di un’abitazione idonea, disponibile e abitabile nell’ambito della circoscrizione ove presta servizio, “fatta eccezione per i titolari degli incarichi, compresi nella prima fascia degli elenchi degli incarichi, di particolare rilevanza quando gli alloggi siano ubicati all’interno o nelle immediate vicinanze di installazioni e comprensori militari”;
– le vigenti disposizioni in materia (articolo 323, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90/ del 2010) prevedono che solo “se soddisfatte le esigenze nell’ordine prioritario delle fasce, gli alloggi rimasti disponibili non consentono di soddisfare integralmente la fascia successiva, per quest’ultima si provvede a formare, per i titolari di cariche incluse nella fascia, una graduatoria” mentre, nel caso in esame, erano state già soddisfatte tutte le domande di alloggio ASI della sessione 2019 (istanze di la, 2a e 3a fascia presentate dal 1° gennaio al 30 giugno 2019) ed erano ancora disponibili alloggi;
– il competente Comando militare della Capitale, in data 23 ottobre 2019, ha provveduto ad assegnare l’alloggio in argomento;
– con specifico riferimento a “chi abbia firmato i relativi atti amministrativi” gli atti forniti dalla Stato maggiore dell’Esercito evidenziano che la vigente normativa in materia (articolo 315, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90) prevede che la concessione degli alloggi ASI “al personale in servizio presso gli organi centrali dislocati nella circoscrizione alloggiativa della Capitale è effettuata, su indicazione del Sottocapo di Stato Maggiore di Forza armata”, dal comando designato dallo Stato Maggiore di Forza armata. Pertanto, nei casi in questione, come anticipato, le domande sono state valutate dallo Stato maggiore dell’Esercito, che ha provveduto ad effettuare le relative predesignazioni, sulla base delle quali il Comando militare della Capitale ha successivamente effettuato l’assegnazione dell’alloggio;
– con riferimento all’ammontare dell’affitto, nel premettere che l’assegnazione degli alloggi ASI avviene tramite la stipula di un atto di concessione ed è soggetta al pagamento di un canone mensile (e non di un affitto), si specifica che la dottoressa Trenta ha corrisposto mensilmente un canone di 141,76 euro, in aderenza alla vigente normativa in materia (articolo 336, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90) che prevede che “gli alloggi ASI sono concessi a pagamento, il cui ammontare mensile è calcolato moltiplicando il valore del metro quadrato di superficie, pari ad euro 1,60 per la superficie convenzionale dell’alloggio (fino a un massimo di 120 metri quadri) e per i coefficienti relativi al livello del piano, alla vetustà e allo stato di conservazione e manutenzione”. Inoltre, ha versato mensilmente una quota pari a 173,19 euro per l’utilizzo di mobilio già presente nell’alloggio.
I medesimi importi, a seguito della nuova concessione, sono corrisposti dal maggiore Passarelli;
– l’alloggio (il cui codice identificativo è n. ERM0088) ha un’ampiezza complessiva di 231,9 metri quadri;
– con riferimento alla circostanza “se l’ex Ministro e il Maggiore Passarelli siano proprietari di alloggi nella città di Roma”, risulta agli atti che gli interessati, nell’ambito della circoscrizione alloggiativa di Roma (ossia Roma e zone limitrofe), abbiano la proprietà di un immobile;
– riguardo al rilascio dell’immobile si precisa che in data 19 novembre 2019 il maggiore Passarelli ha formalmente comunicato la volontà di rilasciare l’alloggio, una volta ultimate le incombenze connesse al trasporto dei mobili e delle masserizie e alla cessazione delle utenze.
Ancora, il documento dello Stato maggiore dell’Esercito riporta che:
– relativamente al quesito che riguarda “quali altri Ufficiali appartenenti alle Forze armate abbiano fatto domanda per lo stesso alloggio”, le istanze di alloggio ASI non sono presentate con riferimento ad uno specifico alloggio, bensì sono volte all’assegnazione di una unità abitativa della tipologia in questione sita nella circoscrizione alloggiativa di competenza;
– avuto riguardo alla circostanza “se vi siano delle graduatorie e quale sia la loro consistenza per quanto riguarda gli alloggi di servizio a Roma e nelle altre città”, fermo restando quanto già evidenziato su quanto disposto in proposito dall’articolo 323 del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, si rende noto che, per quanto attiene al personale in servizio presso l’organizzazione centrale (ossia di competenza dello Stato maggiore dell’Esercito), negli ultimi anni le istanze di alloggio ASI (di la, 2a e 32 fascia) sono state sempre soddisfatte;
– per quanto riguarda la gestione delle domande ricevute dagli enti periferici sia a Roma sia nel resto d’Italia (e dunque non riconducibili alla fattispecie dell’alloggio assegnato al maggiore Passarelli, gestita direttamente a livello centrale, come prescritto), la già citata documentazione evidenzia che la situazione, su base nazionale, a fronte di 55 domande pervenute per alloggi ASI, prevede la disponibilità di 146 alloggi ASI/AST.
Va precisato, infatti, che la normativa di riferimento (articolo 316 del citato decreto presidenziale n. 90 del 2010) prescrive che, una volta soddisfatte le istanze di alloggio ASI, i rimanenti alloggi debbano essere destinati ad alloggi AST (alloggi di servizio di temporanea sistemazione per le famiglie dei militari) per cui sono previste obbligatoriamente specifiche graduatorie.