(Francesca Proietti Cosimi) Ho conosciuto Giada un venerdì, di vento sotto Montecitorio, aveva deciso di incatenarsi, così la sera prima mi avevano chiesto una mano per divulgare la notizia, accettai subito, sono anni che mi occupo di politiche sociali.
Lessi tutta la storia ed accettai subito di aiutarla, da lì nacque un’alchimia.
Io non sono madre, e mi rendo conto che non forse non capisco fino in fondo il loro dolore, ma sono donna, e capisco il dolore di un distaccamento, capisco il dolore di chi ha subito e subisce violenza verbale tutto i giorni.
Un dolore straziante, di una donna che sono ormai 6 mesi che non vede suo figlio Jacopo, che è costretta a sentirla soltanto 1 volta a settimana per 20 minuti.
Giada e Jacopo non sono un caso Bibbiano, loro vivono a Roma, e il caso è ancor più serio, Jacopo viene affidato ad una padre violento che come tale è riconosciuto dal tribunale.
Allora quando penso a Jacopo o quando ascolto le sue conversazioni, mi si chiude lo stomaco, e mi chiedo come può un padre far così del male alla sua creatura, come può un uomo colpire così duramente madre e figlio le persone che dovrebbe tutelare continuare ad amare..
Il mio più grande desiderio è realizzare il sogno di Jacopo fargli riabbracciare sua madre.
Jacopo e Giada passeranno anche questo Natale lontani è il terzo ormai, resisteranno anche a questo, purché tornino liberi di riabbracciarsi.