Trattasi di un vero scoop de La Stampa. Il generale che controlla la Cirenaica, Khalifa Haftar è stato a Roma l’8 gennaio scorso per incontrare la vice consigliera alla sicurezza nazionale Usa Victoria Coates (responsabile della Libia e Nord Africa), e Richard Norland, ambasciatore americano per la Libia. La notizia è emersa incrociando le informazioni ricevute da diversi funzionari italiani e americani.
Gli Stati Uniti, scrive La Stampa, hanno da sempre sostenuto il governo di Fayez Sarraj, da sempre affiancato dal rappresentate speciale delle Nazioni Unite perla crisi libica, Ghassan Salamé. Tuttavia, da quasi un anno, Washington ha allacciato contatti anche con Haftar. Tutto cominciò con una telefonata di Donald Trump al generale di Bengasi, il 15 aprile scorso. La telefonata di Trump creò imbarazzo nel Dipartimento di Stato (il nostro ministero degli esteri).
Il 24 novembre il primo incontro a Bengasi. Haftar ha incontrato una delegazione presieduta da Victoria Coates e Richard Norland, più Matthew Zais, vice segretario aggiunto al Dipartimento dell’energia Usa, e il generale di brigata Steven de Milano, vicedirettore Usafricom.
Gli americani avevano promesso un ruolo di prim’ordine ad Haftar a patto che i contractor russi venissero allontanati dalle vicende libiche.
L’ambasciata Usa in Libia ha dichiarato che il motivo dell’incontro di novembre era stato «lo sforzo per trovare una soluzione politica al conflitto alla luce dell’escalation dell’intervento militare russo».
L’incontro avvenuto a Roma tra americani e delegazione di Haftar potrebbe segnare l’inizio della tanto auspicata “descalation”.
Anche Al Serraj è stato a Roma dove ha posto le sue condizioni: “Accogliamo con piacere l’iniziativa di Russia e Turchia ma solo a patto che Haftar si ritiri”.
Il generale Haftar, in serata, ha annunciato il «cessate il fuoco».
Così il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte: “Ho rappresentato con forza ad Haftar che l’Italia lavora per la pace e gli ho espresso tutta la mia costernazione per l’attacco all’accademia militare di Tripoli.”
Anche Vladimir Putin – che appoggia Haftar – ha lanciato un messaggio al generale dopo aver incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel: “Conto molto che a mezzanotte, come abbiamo esortato con Erdogan, le parti in contrasto cesseranno il fuoco e smetteranno le ostilità: poi vorremmo tenere con loro ulteriori consultazioni”.
Giuseppe Conte ha poi telefonato al presidente francese Emmanuel Macron, ribadendo l’importanza fondamentale del «coordinamento europeo. A questo punto ritorna in auge l’importanza della conferenza di Berlino. La Merkel ha assicurato che si terrà a breve.
“Sono i libici gli unici titolati a decidere il proprio futuro e ogni processo dovrà essere inclusivo e intralibico, ma laddove le parti fossero d’accordo, visto che abbiamo raggiunto un cessate il fuoco (sperando che dopo l’annuncio di Haftar sia rispettato da tutti), come Ue credo sia opportuno pensare a un’iniziativa che possa garantire un’intesa”. Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una intervista a ‘La Stampa’. Si tratta di una proposta, osserva il ministro, “che deve partire da loro. E solo in un quadro di legalità internazionale sancito dall’Onu. Evitiamo i violenti errori del 2011. No a forzature e ingerenze, ma l’alternativa non può essere restare a guardare mentre altri armano le parti coinvolte”.
La missione, chiarisce Di Maio, potrebbe essere con il coinvolgimento dei caschi blu europei: “Sarebbe l’unico modo per fermare le interferenze esterne, il massacro di civili innocenti e per dare all’Ue una sola voce”. Una missione sul modello Libano? Con soldati italiani? “Il modello Libano è una di quelle missioni Onu di pace vere, dove i nostri militari si sono perfettamente integrati e dove la guida italiana ha fatto la differenza”.
“Ora c’è la Conferenza di Berlino, che sosteniamo fortemente. Dopo la tregua sarà importante il processo di pacificazione, ecco perché puntiamo anche molto sul tavolo Italia-Russia-Turchia, che non sarà in competizione ma propedeutico. E’ cruciale per noi – sottolinea – far parte di un trilaterale in cui non siamo mai stati”.