I genitori del ragazzo assassinato a Perugia nel 2013 giorni addietro hanno presidiato la sede del ministero della Giustizia, per avere una risposta: “Possibile che un uomo condannato all’ergastolo fino al terzo grado sia libero dopo sei anni?”. L’uomo di cui parlano è Riccardo Menenti che uccise Polizzi per vendicare il figlio Simone, umiliato da tre pestaggi nati attorno alla relazione con Julia Tosti, che da fidanzata di Simone era divenuta ragazza di Alessandro.
Non è tardata la risposta della Corte di Cassazione: “in merito alla mancata fissazione dell’udienza da parte di questa Corte si precisa che alla data odierna nessun ricorso per cassazione dell’imputato risulta pervenuto alla Suprema Corte. La Corte di cassazione provvederà all’immediata fissazione del processo non appena saranno trasmessi il ricorso ed i relativi atti alla cancelleria”.
È accaduto che Menenti, 60 anni, condannato all’ergastolo ma in attesa di un giudizio bis che sciolga la questione delle aggravanti (la crudeltà), è stato scarcerato per decorrenza dei termini il 10 gennaio scorso, come previsto dal codice penale.
Se la Cassazione avesse potuto fissare, secondo la procedura, l’udienza per decidere sul processo bis, Menenti sarebbe rimasto nel carcere di Terni dov’era detenuto.
La notte fra il 25 e il 26 marzo 2013 un uomo con indosso il passamontagna entrò sfondando la porta nell’appartamento in cui il 24enne Polizzi conviveva con la Tosti. L’ex pugile Menenti spara un colpo, Polizzi riesce ad alzarsi e nel tentativo di difendere la ragazza si para davanti all’assalitore che, a quel punto, si accanisce anche con uno svitabulloni. Il rumore sveglia i vicini. Menenti scappa ma le indagini della squadra mobile nei suoi confronti e nei confronti del figlio Simone si concludono rapidamente con l’arresto.