(di John Blackeye) Alla fine degli anni sessanta in Italia giunse l’influenza spaziale, si chiamava proprio così e non è uno scherzo. Anche quella proveniva dal continente asiatico e colpì tredici milioni di italiani con ventitremila morti. Il #Coronavirus, che con l’arrivo delle belle temperature sarà messo nell’archivio dei ricordi, in confronto è un banale raffreddore.
A distanza di cinquanta anni però colpisce la totale impreparazione degli italiani a fronteggiare eventi di una portata superiore a quella delle proprie possibilità. Uomini e donne, vecchi e bambini, cercano di esorcizzare il male arrampicandosi sugli specchi dell’umorismo, altri invece, come se nulla stesse accadendo, invitano a riprendere la vita quotidiana come se il virus potesse essere debellato dall’indifferenza.
Entrambi i comportamenti non risolvono nulla ma mettono in mostra una umanità che non vuole essere distolta dal tragico andamento della propria vita, fatta di fitness, aperitivi, ristoranti e divertimenti e altro. L’imprevisto o la malattia o peggio ancora la morte, non trovano posto nelle vite moderne quando questi elementi, invece, della vita sono parte integrante.
Alla base di tutto una grande mancanza di fede. Dio è stato riposto e dimenticato in qualche cassetto della propria coscienza ed è così occultato che non si riesce a trovare più nemmeno in occasioni come queste.
Sento parlare di fortuna. Si, durante l’epidemia, per alcuni, occorre essere fortunati. Ma Dio proprio no, non riusciamo proprio a tirarlo fuori.
Ma se la perdita della fede nella gente comune trova una giustificazione nella malsana condotta delle nostre generazioni che ha incancrenito le menti e i cuori, non può trovare giustificazione nella Chiesa.
Sto leggendo in questi giorni i vari bollettini emessi con orgoglio e soddisfazione dai Vescovi nelle rispettive diocesi in una corsa in cui – tra clerici – si vuole dimostrare di essere stati efficienti. A parte un flebile ed impercettibile invito alla preghiera per i malati…ripeto per i malati…e raramente per chiedere a Dio di debellare il male, il resto è un decalogo che non avrebbe potuto scrivere meglio il competente dipartimento del Ministero della Salute.
In un momento di forte bisogno di preghiera, i Vescovi guardano al Ministero della Salute. È da li che si aspettano indicazioni, disposizioni, suggerimenti. Come se i Vescovi fossero parte delle istituzioni, come se i Vescovi avessero un compito nelle funzioni statali.
Uno dei politici di turno che si affacciano quotidianamente in televisione per fornire bollettini di guerra o per guadagnare punti mediatici nella disgrazia popolare, ha esultato di fronte alla disponibilità di un Vescovo che si sarebbe messo a completa disposizione delle istituzioni in quanto si è nella stessa squadra.
Alcuni sacerdoti nelle chiese non solo hanno eliminato l’acqua benedetta dalle acquasantiere ma hanno rimosso le acquasantiere stesse. Il Corpo di Cristo, invece, durante la Comunione viene dato sulla mano, favorendo milioni di sacrilegi ogni giorno. Le Chiese delle zone rosse restano chiuse per le funzioni religiose. Il contatto con i fedeli e tra i fedeli deve essere eliminato. Niente Messe.
Non ci sono parole. Non ci sono parole.
Durante le pestilenze i nostri antenati si affrettavano ad entrare nelle Chiese, a prendere le statue della Madonna e a portarle in processione per i paesi. E le pestilenze terminavano.
Santa Chiara d’Assisi, di fronte all’assedio degli ottomani alle mura della città, che stava per soccombere, si recò in Chiesa, prese l’Ostensorio con Gesù Eucarestia, Lo espose di fronte agli invasori alzando l’Altissimo con le sue braccia verso il Cielo e con la sua preghiera sconfisse gli ottomani che scapparono definitivamente.
In caso di pestilenze i sacerdoti portavano il Santissimo in giro per le città mentre i chierici incensavano il percorso, e i paesi venivano liberati dalle malattie.
Le nostre nonne di fronte alle malattie impugnavano il Rosario e pregavano la Vergine Maria e ottenevano le guarigioni.
Oggi abbiamo i Vescovi che collaborano con il Ministero della Salute. Rimuovono l’acqua santa dalle Chiese e impediscono le Sante Messe. Ma questa è opera satanica.
Che tutto sia riportato nell’ordine delle cose
I lembi dell’Universo sono nelle mani di Dio. Dio può tutto. A noi l’arma per vincere Dio stesso: la preghiera.
In questi momenti di pestilenza moderna, che non è opera di Dio ma opera di uomini, l’unica soluzione è piegare le ginocchia per terra è invocare la Vergine Santissima. Solo così il Coronavirus ritornerà ad essere il nulla.
I sacerdoti celebrino Messe di guarigione e liberazione. I fedeli si alternino di fronte ai Tabernacoli per le Adorazioni Eucaristiche, tutti i fedeli, Vescovi compresi, prendano la Corona tra le mani e recitino il Rosario.