Coronavirus: “Fratello pugliese, fratello meridionale non mi fido di te, almeno ora rimani a casa”

(di Angelo Mattei) Non sono né un tecnico, né tantomeno un esperto della materia e anche se il mio auspicio è quello di sbagliarmi, non posso fare a meno di fare una riflessione…e credo che sia una riflessione molto comune, attorno alla quale ci stiamo girando un po’ tutti.
Molti pugliesi, come molti altri meridionali, non sopportano le regole, le imposizioni. Sarà forse perché i nostri antenati sono passati da un dominio all’altro, romani, normanni, francesi, borboni, savoia…e che quindi  la voglia di libertà è insita dentro di noi.

Praticamente non vogliamo briglie, dobbiamo sentirci liberi. Ma se questa nostra ribellione innata, la stessa che già da bambini ci porta a non rispettare le regole di civiltà quotidiana nelle scuole e poi nella società, dico se questa ribellione innata deve diventare l’arma del nostro suicidio, allora una riflessione dovremmo farla tutti e dovremmo pensare che è forse giunto il momento di cambiare profondamente il nostro senso civico.

È da ieri che immagino questo scenario. Migliaia di pugliesi sono immigrati nel nord Italia, per lavoro, per  studio. Il solito sistema italiano, a grandi “falle”, ha fatto si che alcuni giornalisti, probabilmente opportunamente imbeccati, abbiano  anticipato  la “bozza”  di un decreto che prevedeva la chiusura totale di alcune aree del Nord. La notizia  si diffonde  a macchia d’olio. Nelle stazioni ferroviarie del nord parte l’assalto alla diligenza. Stipati come sardine e senza biglietto i nostri fratelli giungono in Puglia. Molti sono sani ma forse qualcuno ha il coronavirus in incubazione e, non voglio nemmeno pensarlo, qualcun altro sa di avere il coronavirus ma, nascondendolo, parte lo stesso.
Il terrore di rimanere chiuso in un’area geografica che fino a qualche giorno prima ti offriva tutto, innesca quel senso di ribellione, indisciplina,  che porta tutti alla fuga. Dobbiamo raggiungere mamma che ci aspetta al sud. Bel risultato. Bel ragionamento ma fuori dalle disposizioni che ti ha imposto lo Stato.

Tua mamma è lì che sorridente mentre ti aspetta e pensa di avere scampato un pericolo nel vederti arrivare finalmente sano e salvo a casa.
Ma non è così. Il pericolo sei proprio tu questa volta.

Ti senti a casa e lo sei realmente ma quella casa sta per trasformarsi in qualcos’altro. Stai toccando tutto, la tua stanza, il bagno, la cucina, il frigorifero. Non prendi precauzioni. L’importante è essere a casa. No fratello. No fratello. La tua ribellione può costare molto cara a tutti. Parenti, amici, conoscenti sono stati messi in pericolo dal panico che ti ha spinto a ritornare a casa mentre lo Stato ti ordinava, in un certo senso, di non farlo.
Credi di essere stato furbo? No fratello, non voglio offenderti e ti risparmio il nomignolo che ti affibbierei in questo momento ma hai sbagliato.
Tuttavia nulla è perduto. Sei stato invitato, pena l’arresto, a non uscire di casa per due settimane. Almeno questo riuscirai a farlo? O con il solito comportamento irresponsabile te ne andrai in giro per il paese a raccontare la tua avventura?
Fino a ieri i malati in Puglia erano meno di cento. Se nelle prossime settimane anche la nostra Regione si trasformerà in un lazzaretto, bene, caro fratello e cara sorella, il gran merito sarà stato tuo.
Non ho fiducia in te, te lo dico chiaramente, non ho fiducia in te. Ma se proprio dovessi trovare un barlume di speranza nei tuoi confronti, ti direi: fermati, ragiona, non uscire di casa. Aspetta.  Il tuo errore, potrei pagarlo io.

Coronavirus: “Fratello pugliese, fratello meridionale non mi fido di te, almeno ora rimani a casa”

| OPINIONI |