(di John Blackeye – Massimiliano D’Elia) Ora basta, voltiamo pagina!
Settecento morti al giorno. L’equivalente di un paesino di montagna scompare ogni giorno. Ieri un altro paesino e così l’altro ieri.
Come ogni sera attendiamo, con ansia, il bollettino diramato dalla Protezione Civile che da giorni, oramai, non fa che confermarci che il trend del contagio è sempre in crescita.
Stabile, invece, è la pacata presenza del Capo della Protezione Civile che se da un lato riesce a contenere le emozioni per evitare che si infonda il panico generale nella popolazione, da un altro lato pare davvero che altro non possa fare che fornire il numero dei decessi, dei contagiati e degli ospedalizzati che si aggiungono ogni giorno a quelli precedenti su tutto il territorio nazionale. Nominato quale Capo del Dipartimento in momenti in cui le emergenze prevedibili non avrebbero mai lasciato immaginare scenari apocalittici come questo, forse dovrebbe essere il primo a fare un passo indietro a vantaggio di chi, in passato, ha dedicato la sua vita a fronteggiare situazioni di pericolo.
Tuttavia, in questo scenario di guerra in cui gli italiani non hanno ancora ben capito di dover giocare un ruolo di primo piano restandosene chiusi in casa, chi dà una percezione di maggiore impotenza non è tanto il Capo della Protezione Civile ma è proprio l’esecutivo.
Gli ospedali del Nord Italia sono nella totale confusione. Pare che l’unica cosa certa che funzioni nelle corsie dei reparti infettivi è quella del triage. Questa è una tecnica militare che porta a fare una scelta tra i feriti rimasti su un cappo di battaglia. Quelli lievi vengono soccorsi, gli altri lasciati. L’unico spunto per giustificare l’eroismo dei medici ed infermieri, tanto decantato nelle scorse ore per tenere salda l’unità nazionale, è la loro abnegazione, la forza di volontà con la quale combattono, praticamente disarmati. Poi si è capito che il virus fa tutto da sè. O ti lascia vivere o ti fa morire. Tutto questo di fronte all’impotenza di un sistema sanitario nazionale tagliato a pezzi nel corso degli anni e distrutto da quella logica malsana che pretendeva risparmi e tagli da un settore che sta in piedi per garantire la salute dei cittadini. Ma questa è un’altra storia. Come quella dei numeri chiusi nelle Facoltà di medicina. Qualcuno dovrà rendere conto di queste due anomalie nazionali una volta tornato il sereno, o no?
Oggi, purtroppo, non ci sono più posti per sistemare le bare. Né le Chiese, né i cimiteri possono ospitare tante salme. Per queste non ci sono funzioni religiose e i familiari che hanno visto salire in ambulanza un proprio caro, devono accontentarsi di quell’ultimo sguardo perché, probabilmente, non avranno nemmeno un posto per piangere i propri parenti. Pare sia stata decisa la cremazione di massa. Siamo in piena pandemia.
In tutta questa storia le Istituzioni nazionali non ci stanno facendo una bella figura. L’unica che pare funzionare è la solita magistratura che anche in questi casi ha trovato elementi per indagare qualcuno.
Il Governo? assente ingiustificato. Anzi va avanti a colpi di decretucci.
Il Presidente della Repubblica ha recentemente e più volte invitato all’unità nazionale e non si può e non si deve fare polemica verso coloro che hanno il compito di tenere le redini dello Stato su un percorso impervio ed imprevedibile come quello di una pandemia mondiale.
Ma il diritto di alzare il dito e dire a tutti che il Governo è inadeguato a tenere queste redini tra le mani, è concesso o dobbiamo tacere?
In uno scenario pandemico mondiale in cui le incertezze e la disorganizzazione possono diventare gli ulteriori virus che danno il colpo di grazia alla popolazione, le Forze Armate sono lasciate in attesa. Come se in una partita di calcio tieni in panchina il fuori classe per fargli giocare solo gli ultimi cinque minuti per cercare di rimettere in equilibrio un match che si sta perdendo. Non vi pare una follia? Quell’allenatore sarebbe sicuramente esonerato a fine partita.
Per rimanere nel tema e per dare una idea della percezione nazionale, pare che il Governo stia giocando in difesa e si muova solo per contrastare gli attacchi dell’avversario. Impegnato più a render conto a chi ha la gestione della finanza tra le mani che a cercare di salvare vite.
La recente nomina di un super commissario, a distanza di quasi una settimana, non ha dato frutti tangibili e non se ne conosce nemmeno l’operato. Sappiamo che c’è, come il Governo: sappiamo che c’è.
La realtà, purtroppo, vede il nemico invisibile mietere morti ovunque. Ma l’inerzia è palpabile. Non si ha la capacità di nazionalizzare quell’industria che potrebbe essere convertita nella produzione dei dispositivi medici necessari al sistema sanitario e a tutta la popolazione. Per le mascherine – che prima, a detta del Governo erano inutili e che ora, sempre a detta del Governo sono indispensabili -, ci si sta affidando ai soliti appalti internazionali che non si sa quando, forse a breve, porteranno in Italia un numero di mascherine comunque insufficiente per fronteggiare l’emergenza. Quanti altri morti nell’attesa?
Fermiamoci un attimo e facciamo una riflessione costruttiva.
Qui è come se in guerra ci stessero sparando addosso. Il Virus non si ferma di fronte agli appalti o alle insufficienti misure restrittive. Bisogna fare qualcosa e subito.
Questo Governo poteva galleggiare in caso di ordinaria amministrazione e pure in quel contesto aveva già manifestato rotture e crepe al suo interno. Contrasti fra Ministri e diverse linee politiche tra i componenti del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico stavano portando l’Italia verso nuove elezioni.
E allora, come può un Governo che non era in grado di restare in piedi con le proprie forze in momenti di calma piatta, affrontare e risolvere un problema di questa portata, mettendo al sicuro la salute di sessanta milioni di italiani? La risposta è scontata ed elementare.
La gente ha capito che i tranquillizzanti discorsi a reti unificate non servono a nulla. La gente ha bisogno di certezze, di interventi energici, di leaders capaci di trasformare le risorse nazionali in contributi concreti a sconfiggere questo maledetto virus.
È da settimane che la Regione Lombardia chiede misure più severe e solo oggi sarebbe stata emessa una ordinanza del Governo che però non recepisce le richieste. Ancora troppo blando l’intervento centrale.
Non ci sono respiratori sufficienti nelle sale di rianimazione e si susseguono ancora messaggi rassicuranti da parte dei rappresentanti dell’esecutivo.
Mancano i posti letto, manca il personale sanitario, manca ogni certezza.
Forse è arrivato il momento di voltare pagina?
Una emergenza di questa portata non può essere gestita da un Capo di Governo che può vantare un’esperienza solo negli ambienti giurisdizionali.
Una emergenza così drammatica, non può essere amministrata da un Ministro degli Esteri che è stato catapultato sul palco politico nazionale da una votazione fatta via internet dagli appartenenti ad un partito dematerializzato su piattaforma informatica.
Una pandemia, non può essere fronteggiata con l’auspicio che tutto si risolva da sè, magari invocando in silenzio quella immunità di gregge paventata da politici oltre manica.
È arrivato il momento di raccogliere l’invito del Capo dello Stato e, con l’onore delle armi, farsi da parte in nome dell’unità nazionale.
Questa emergenza non può essere gestita da una fetta di maggioranza parlamentare risicata e senza esperienza specifica.
È giunto il momento di inserire una marcia in più per superare il contagio e attraverso un percorso parlamentare, è necessario giungere ad un Governo di esperti formato con il contributo di tutte le forze politiche nazionali.
In casi come questi serve il contributo di tutti, siano essi politici che scienziati, siano militari che professori. Né il merito né la responsabilità totale di una vittoria o di una amara sconfitta nella lotta contro la pandemia, può essere attribuita ad un gruppo disomogeneo di politici e non politici che oggi guidano la Nazione. Servono esperti di grande e comprovata caratura.
Da subito occorre chiamare in campo le Forze Armate, le uniche in grado di agire con paradigmi rodati ed efficaci in situazioni di emergenza come questa.
Al Capo del Governo occorre mettere una forte figura, un conclamato esperto nazionale che possa servire proprio a superare il momento contingente. Se in passato non ci furono ostacoli a nominare Monti quale capo di un Governo che doveva superare una crisi economica, oggi non dovrebbero esserci ostacoli a nominare un tecnico o un ex militare, al capo di un esecutivo che deve superare uno stato di emergenza ancora peggiore. In quel tempo si parlava di soldi. Qui si parla di vite umane.
Districarsi tra una intervista e l’altra, trasmettendo informazioni rassicuranti e lasciando intendere che le cose stanno andando nel verso giusto quando è vero il contrario, non è più possibile.
Facciano un passo indietro Conte, Di Maio, Guerini, Bonafede e gli altri. La politica di mestiere e la diplomazia non sono in grado di salvare vite, oramai lo abbiamo capito.
Avanti e con urgenza verso un nuovo Governo di unità nazionale.
Quanti altri paesini di montagna devono ancora scomparire? Quante altre famiglie devono vedersi portar via un proprio caro nella consapevolezza di non poterlo abbracciare più? Quanta altra sofferenza dovremo ingurgitare prima che qualcuno ceda quella maledetta poltrona?