(di Massimiliano D’Elia) Giovedì 23 aprile ci sarà un altro summit via videoconferenza tra i Capi di Stato e di Governo per decidere sulle misure da mettere in campo per arginare i danni all’economia, causati dal Covid-19. In questi giorni continuano i contatti molto serrati tra le cancellerie europee e gli sherpa dell’economia. Si susseguono le telefonate tra la presidente della Commissione Ursula von der Lyen e i vari capi di governo, ieri ha sentito il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte.
La von der Lyen sta lavorando ad un piano da 1000 miliardi di euro tramite l’utilizzo di bond europei da immettere nel mercato esterno e gestiti interamente dalla Commissione. Il denaro andrà ai Paesi più colpiti dalla pandemia in due modalità, scrive la Repubblica, in parte sotto forma di aiuti a fondo perduto, in parte come prestiti a tassi contenuti da rimborsare non prima di 20 anni.
L’intenzione della presidente della Commissione è quello di presentare il piano direttamente il 23 aprile prossimo ai rappresentanti dei governi Ue per poi pubblicarne i contenuti non prima del 29 aprile. La garanzia che offrirà la Commissione ai mercati, per questi ursulabond, sarà il bilancio Ue 2021-2027, ma anche i successivi, grazie all’affidabilità della Tripla A di cui gode la Ue. Il piano mira a 1.000 miliardi di risorse con interessi vicino allo zero che, sommati alle misure dell’Eurogruppo, comporrebbero un pacchetto anti-crisi da circa 1.500 miliardi.
I soldi dei bond, specifica la Repubblica, sarebbero distribuiti ai governi più colpiti dalla crisi tra sussidi da non rimborsare (“grants”) e prestiti a basso costo (“loans”).
L’unica condizione per dare il via libero al piano è quello di raggiungere un accordo di massima sul bilancio 2021-2027, che come ogni settennio vede contrapposti gruppi di paesi tra quelli votati all’austerity e quelli che protendono per politiche economiche espansive.
Altra considerazione è che il budget dell’Ue è composto dai soldi che i governi versano a Bruxelles e le spese potenziali, un tetto massimo di fondi che la Ue può chiedere ai paesi, solo in caso di necessità. Ed è proprio dalle spese potenziali che si vuole ricavare circa il 2% del Pil europeo, necessario per il piano von del Lyen.
Il piano, così proprosto, potrebbe essere accettato anche dall’asse dei Paesi del Nord (contrari ai coronabond-eurobond) perché avrebbe il pregio di mettere in campo eurobond-ursulabond mascherati in quanto sarebbe la Commissione a emetterli, evitando una mutualizzazione diretta delle risorse dalle casse nazionali. Una soluzione che placherà anche gli animi degli elettorati dei paesi nordici, poiché sarebbe la Commissione Ue ad avere la gestione e il controllo dell’intera operazione. Il piano potrebbe, anche, prevedere, in supporto, la creazione di un fondo esterno, sempre gestito dalla Commissione (Recovery Fund?).
Il piano sebbene riesca ad accontentare tutte le parti in causa, non risolve la questione “tempo”, perché se ci si riferisce al bilancio 2021-27 le prime discussioni inizieranno solo a gennaio prossimo. L’emissione dei bond, invece, deve essere velocissima, lo ha chiesto soprattutto l’Italia, alle prese con le incessanti richieste di sussidi da parte delle piccole e medie imprese, prossime alla dichiarazione di fallimento.
Al riguardo le istituzioni Ue, per bilanciare le esigenze rispetto alla variabile tempo, spingono affinchè i governi usino il pacchetto proposto in bozza dall’Eurogruppo, ovvero 540 miliardi da reperire dal prestito Bei, fondo “Sure” per gli ammortizzatori sociali e Mes senza condizionalità (pari al 2 per cento del Pil di ogni Paese richiedente, per l’Italia 37 miliardi di euro, subito disponibili).
Misure che garantiscono agli Stati liquidità immediata, in attesa che possa concretizzarsi il piano della von der Lyen che, come visto, non potrà vedere la luce prima del 2021.