Il parlamento iracheno ha dato il voto di fiducia al nuovo primo ministro Mustafa al-Kadhimi e al suo gabinetto parziale, per succedere al governo dimesso guidato da Adel Abdul-Mahdi.
Sembra così tornare il sereno in Iraq. Dopo sei mesi di crisi iniziata lo scorso ottobre con l’esplosione di una rivolta popolare, l’Iraq ha un nuovo premier, Al-Kadhimi, che, contando su una solida maggioranza, proverà a risollevare un paese provato da una preoccupante crisi economica – dovuta dal crollo del presso del greggio -, dal preoccupante ritorno della guerriglia dell’Isis e dalla dilagante epidemia di coronavirus.
Il nuovo premier, appoggiato da tutti i partiti sciiti e da quasi tutto il Parlamento ha presentato la sua squadra di governo, ancora parziale, composta da 15 ministri.
Nel corso di uno dei primi interventi il Al-Dadhimi ha ribadito il suo impegno alla lotta del coronavirus e ha promesso giustizia per gli oltre 1000 manifestanti uccisi durante le proteste dello scorso autunno.
Il nuovo premier sembra piacere anche agli Stati Uniti che, attraverso il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dato il benvenuto al nuovo governo estendendo di 120 giorni la possibilità per Baghdad di importate gas iraniano, nonostante le sanzioni Usa.
Al-Kadhimi è guardato con occhio favorevole anche dall’Iran con il quale ha collaborato durante la lotta contro l’Isis che ora, dopo l’uccisione dei comandanti Qassem Soleimani e Abu Mahdi al-Muhandis avvenuta lo scorso 3 gennaio, è tornata a minacciare il paese. I seguaci del nuovo califfo Al-Quraishi infatti, dopo la riduzione delle forze della Coalizione – passate da 7500 a meno di 5000 e concentrate in sole quattro basi – sembrano alzare la testa tornando pericolosamente attivi a Sud di Mosul, il luogo di nascita del successore di Al-Baghdadi, nella terra di nessuno fra Erbil e Kirkuk, e nell’Est del Paese.