Un ricognitore americano U-2 ha violato il divieto di sorvolo imposto dalle autorità cinesi in un’area del Pacifico destinata ad una esercitazione militare navale. Dura la replica cinese: “E’ stata una chiara provocazione“.
Non è mancata la replica. La Marina cinese ha messo in atto una dimostrazione di forza sparando uno dei nuovi missili balistici progettati per distruggere portaerei della stazza di quelle americane. Il Dipartimento della Difesa Usa, tramite il Pentagono ha commentato: “Condurre manovre militari nel settore disputato del Mar Cinese Meridionale va contro gli sforzi per ridurre le tensioni e mantenere la stabilità. Vi avevamo già avvisati in passato: queste azioni destabilizzano la regione”.
Il Pentagono ha, quindi, schierato un paio di portaerei per effettuare alcune esercitazioni con gli alleati del Pacifico al fine di ribadire la neutralità della navigazione in quel tratto di mare. Ha anche inviato un incrociatore davanti alle isole Spratley, zona rivendicata dalla Cina e oggetto del contendere con gli altri Paesi dell’area. Brunei, Malesia, Filippine e Taiwan, scrive Repubblica, vantano diritti su quelle acque, attraversate dalle rotte mercantili dove ogni anno si muovono merci per tremila miliardi di dollari. Pechino ha risposto mobilitando la sua flotta in tre diverse zone, facendo scendere in campo anche la sua ultima portaerei, per una campagna di tiri con “munizionamento reale”.
Adesso la portaerei nucleare Ronald Reagan prosegue la sua crociera in Giappone, dove è arrivato anche Esper per discutere un potenziamento della collaborazione tra le forze armate dei due Paesi, confermando che il patto di sicurezza comune riguarda anche le isole contese con Pechino. La Cina appare agguerrita, ha annunciato a sorpresa altre due esercitazioni, con munizionamento reale, davanti alle coste orientali, una sorta di monito per le mire indipendentistiche di Taiwan.