Erdogan teme ancora piccole sacche di traditori all’interno del suo esercito e ha deciso di cambiare tutti i vertici militari, tranne il Capo di Stato Maggiore Hulusi Akar. Un rimpasto non del tutto inaspettato nel contesto delle purghe avviate nell’esercito dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016, ma che ha riservato comunque alcune importanti sorprese. Indicando che le preoccupazioni di Ankara riguardo a presunti militari golpisti non è ancora esaurita e la ristrutturazione dell’esercito e del sistema militare turco continuerà senza sosta. La decisione del rimpasto è stata presa ieri alla riunione del Consiglio supremo militare (Yas), ma era già stata discussa martedì sorso, nel corso di un incontro tra il presidente Recep Tayyip Erdogan, il premier Binali Yildirim, il ministro per la Difesa nazionale Nurettin Canikli e il capo di Stato maggiore Hulusi Akar. Quest’ultimo è l’unico a cui è stato concesso di concludere il mandato, il cui termine è previsto per il 2019. I tre comandanti dell’Esercito, Marina e Aeronautica, rispettivamente il generale Salih Zeki Colak, il generale Abidin Ünal e l’ammiraglio Bülent Bostanoglu sono stati mandati in pensione. Al loro posto sono stati nominati i generali Yasar Güler (Esercito), Hasan Küçükayüz (Aeronautica) e il vice ammiraglio Adnan Ozbal (Marina). Un aspetto fondamentale delle nomine, come sottolinea dall’analista Abdulkadir Selvi, è che una sessantina di colonnelli sono stati promossi a generali e ammiragli. Una soluzione per colmare in parte il vuoto creato nelle posizioni di comando dell’esercito con le espulsioni seguite al tentato golpe: 150 generali ed ammiragli, mentre a oggi risultano complessivamente espulsi dall’Esercito circa 8000 militari. Tuttavia, se da una parte continuano le purghe, dall’altra alcune modifiche di legge fatte dal governo di Ankara dopo aver dichiarato guerra al movimento di Gülen nel 2013, mettono in evidenza una forte contraddizione tra le intenzioni dell’esecutivo turco. Come sottolinea la giornalista Cigdem Toker di Cumhuriyet, riprendendo le ricerche del reporter investigativo Ahmet Sik – in carcere dal dicembre 2016 con l’accusa di “propaganda terroristica” – alcune leggi emanate nel 2014, nel 2015 e nel giugno 2016 (solo un mese prima del tentato golpe) dal governo hanno fatto in modo di accelerare il pensionamento dei militari delle vecchie generazioni, accelerando le promozioni di grado dei militari entrati nell’esercito dopo il 1988. Una delle principali sorprese nelle promozioni riguarda la figura del nuovo comandante della marina, il vice ammiraglio Adnan Ozbal. L’ufficiale ha infatti ricevuto l’incarico nonostante davanti a lui ci fossero altri 4 militari di grado superiore, il primo dei quali l’ammiraglio Veysel Kosele. Non è ancora chiaro se il vice ammiraglio Ozbal verrà promosso prima di assumere il nuovo incarico il prossimo 30 agosto. Sta di fatto la mancata osservanza delle gerarchie militari emersa dalla sua nomina, evidenzia una certa preoccupazione del governo riguardo alla marina militare. Questa componente dell’esercito risulta infatti tra quelle maggiormente interessate dall’influenza del movimento di Fethullah Gülen, già alleato di Ankara che ora lo accusa di avere architettato il golpe. L’ammiraglio Kosele, che secondo la gerarchia militare avrebbe dovuto assumere il comando della marina al posto di Ozbal, era stato arrestato ingiustamente ed aveva anche subito dei processi poi crollati per l’inconsistenza delle prove. Il giornalista Deniz Zeyrek, sulle pagine del quotidiano Hurriyet, informa che la mancata nomina di Kosele dipenderebbe dal fatto che “sebbene il comandante sia stato vittima di FETO (acronimo per Organizzazione terroristica legata a Fethullah) non è riuscito ad essere efficiente nella lotta contro l’organizzazione”. Inoltre, aggiunge Zeyrek, sembra che l’ammiraglio abbia ricevuto “una lista con i nomi degli ufficiali vicini a FETO” ma non sia stato in grado di agire in maniera efficiente a riguardo. Ozbal, invece, sarebbe stato premiato per il ruolo cruciale assunto la notte del golpe fallito e ora su di lui si farebbe grande affidamento “per la lotta da condurre contro FETO”. Anche l’efficienza nella lotta con il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) sembra essere stata uno dei criteri che hanno guidato le nuove nomine e le promozioni nell’esercito. Molti degli ufficiali promossi sono stati particolarmente attivi negli scontri con il movimento armato curdo. Lo stesso criterio vale anche per il generale Yasar Güler, promosso da comandante delle forze di gendarmeria a comandante dell’Esercito. Güler la notte del golpe era stato sequestrato dai golpisti assieme al capo di Stato maggiore ed è noto per avere posizioni affini a quelle del governo turco, soprattutto sulla Siria. Molti dicono che diventerà prossimo Capo di Stato Maggiore della Difesa turca.
Foto Il Fatto Quotidiano