Il capo della Farnesina Angelino Alfano ha ricevuto a Roma il neo-inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamé. Un incontro durato circa un’ora. Nel corso della conferenza stampa congiunta, il ministro degli Esteri ha lanciato questo appello: “L’Onu deve prendere una leadership molto forte su questo “dossier”, perché fin qui ci sono stati troppi negoziati e troppi negoziatori, troppi mediatori e troppe mediazioni, con zero risultati finali, ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano durante la conferenza stampa congiunta alla Farnesina con l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé. Secondo Alfano, “oggi si deve cambiare passo” in Libia “e il modo per cambiare passo è avere una leadership molto forte dell’Onu sulla vicenda libica. Ora che noi abbiamo davvero a portata di mano l’occasione di fare diminuire i flussi e di organizzare i campi di rifugiati in Libia dobbiamo molto investire sulle organizzazioni umanitarie multilaterali internazionali perché quei campi in Libia abbiano uno standard accettabile dal punto di vista della tutela dei diritti umani. Sulla possibilità che l’Italia invii delle navi nelle acque territoriali libiche per aiutare la guardia costiera libica a contrastare il traffico di esseri umani, l’inviato speciale delle Nazioni Unite – ex ministro della cultura libico e professore di relazioni internazionali a Parigi – ha dichiarato: “Chiedo una migliore cooperazione tra paesi confinanti in modo da cercare di arginare questa sfida migratoria che ci troviamo di fronte. Sono ovviamente consapevole del fatto che in Libia si sono tenute alcune discussioni su questo tema, ma credo che la cooperazione, la trasparenza e le relazioni italo-libiche siano un modo molto costruttivo di affrontare questo argomento”. A una domanda sulle tensioni interne al governo riguardo alle politiche di gestione dei flussi migratori, Alfano ha replicato: “Sono contrario ad ogni derby tra rigore e umanità, tra regole e solidarietà, tra sicurezza e diritti umani. Non è un derby che il nostro paese conosce o deve conoscere.