Un grande progetto per salvaguardare la storia musicale

L’ARChive of Contemporary Music (ARC) è un gigantesco archivio, biblioteca e centro di ricerca sulla musica, nato a New York nel 1985 e senza finalità di lucro.

L’ARC contiene al momento più di tre milioni di registrazioni sonore ed il suo, ambizioso, obiettivo è quello di conservare copie di ciascuna versione di ogni registrazione, in tutti i formati noti. Poco più di un anno fa ha deciso di collaborare con Internet Archive, database web senza fini di lucro contenente milioni di libri gratuiti, film, software, musica, siti ed altro ancora, per dar vita al Great 78 Project.

Il Great 78 Project è un community project per la conservazione, la ricerca e la scoperta di registrazioni audio a 78 giri. Come magari molti non sanno, i primi dischi musicali ruotavano a 78 giri al minuto ed erano i predecessori di quelli che poi divennero gli LP a 33 giri. Il formato a 78 giri è obsoleto, ed il rumore di fondo della registrazioni è spesso insopportabile. Dal 1898 al 1950, circa 3 milioni di lati (ogni lato equivalente a circa 3 minuti di registrazione) sono stati stampati su dischi a 78 giri. Le registrazioni ad impatto commerciale sono già state sicuramente ristampate o rimasterizzate su LP o CD, ma ci sono ancora dischi a 78 giri che, pur prive di rilevanza economica, rappresentano una valida testimonianza storica che non può andare persa ma che, anzi, può essere valorizzata attraverso un tale progetto.

Al momento, il Great 78 Project ha già pubblicato in rete oltre 50.000 digitalizzazioni di dischi a 78 giri e di registrazioni a cilindro, che possono quindi essere ora ascoltate in tutta la loro gloria. Tra l’altro, uno degli obiettivi di Internet Archive è anche quello di digitalizzare, e quindi di rendere più “visibili”, anche generi solitamente meno disponibili o più trascurati, ed è per questo che Internet Archivi si vanta di avere, nella collezione, anche selezioni dei primi anni del blues, bluegrass, yodeling.

Uno dei problemi è che molte delle registrazioni più antiche non sono in vinile, ma in ceralacca, materiale molto fragile che spesso genera notevoli fruscii e che può letteralmente distruggersi tra le mani se gestito in maniera non appropriata. Da questo punto di vista, quindi, la loro digitalizzazione rappresenta anche il modo di preservare queste registrazioni che rischiano di sgretolarsi e perdersi per sempre.

Non solo: la digitalizzazione di questi dischi più vecchi è, anche tecnicamente, un processo molto complicato: infatti, i diversi tipi di puntina utilizzati possono influenzare in maniera decisiva il modo in cui il suono viene riprodotto, ed in più le velocità di rotazione non sono state standardizzate fino alla fine degli anni ’20 e quindi bisogna affidarsi molto all’orecchio per tarare questi parametri nel giusto modo. I restauratori che lavorano al progetto devono anche prendere in considerazione decisioni quali il posizionamento del microfono e le frequenze che il materiale del disco è in grado di riprodurre. C’è sempre da tener presente, infatti, che l’obiettivo ultimo non è solo quello di rimasterizzare, ma di conservare il disco come un “artefatto storico”.

Visto che, come detto, si tratta di un community project, ognuno può partecipare digitalizzando vecchi dischi, inviando copie digitali esistenti o donando i propri dischi a 78 giri. Ma la cosa migliore è che già da ora si possono ascoltare le 50.000 registrazioni già digitalizzate. Nel database di Great 78 Database di Internet Archive è possibile eseguire ricerche in base al genere, al nome della registrazione, a chi ha digitalizzato il disco, in base all’anno della registrazione originale ed altro ancora. Inoltre, durante l’ascolto di una registrazione, vengono spesso presentate versioni alternative che sono state registrate con diversi stili.

Qualche esempio:

“House Of The Rising Sun” (1942)

“Over The Rainbow” (1939)

“Original Jelly-Roll Blues” (1929)

“16 Old Ladies Locked In The Lavatory” (1949) 

 

di Giovanni Calcerano

Un grande progetto per salvaguardare la storia musicale