“Prendo spunto dall’interessante intervento dello scorso 27 settembre da parte dell’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, S.E, Lewis Eisenberg, che ha voluto fare il punto sulla Nato e sul rapporto tra Usa e Italia nel settore della Difesa. Desidero aggiungere solo alcune ulteriori riflessioni al suo esaustivo e assolutamente condiviso quadro di situazione”. Così esordisce il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini in un articolo a sua firma sul Messaggero.
La Nato, enfatizza il ministro, rappresenta il pilastro della nostra sicurezza collettiva ed il rapporto transatlantico mantiene il suo ruolo essenziale. La nostra convinta opera di rafforzamento della Difesa Europea deve essere letta proprio in questo senso. L’acquisizione di sempre maggiori capacità europee va nella direzione del rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica, per un’Europa in grado di contribuire sempre più efficacemente non solo alla sicurezza del Continente ma anche capace di intervenire a livello globale.
Con le mie colleghe francese, spagnola e tedesca ho avuto modo di ribadirlo in una lettera dello scorso maggio ai Ministri della Difesa della Ue ed all’Alto Rappresentante Borrell. Insieme abbiamo tracciato le linee per un pieno ed efficace sviluppo della Difesa Europea riscuotendo interesse e plauso, ma e si è trattato di un elemento che ho personalmente voluto con forza ribadendo il ruolo di piena complementarietà con la Nato e la indissolubilità del rapporto transatlantico.
Un rapporto pregnante per l’Italia, continua Guarini, anche alla luce della nostra relazione privilegiata con gli Stati Uniti. Storico Alleato al quale dobbiamo riconoscere il pieno e convinto appoggio a sostegno della nostra azione all’interno della Nato. Attenzione che sempre più l’Italia sta ottenendo nell’Alleanza – che da subito ha ricevuto la reattività degli Stati Uniti – nel comprendere l’esigenza di guardare anche a scenari diversi dal Fianco Est.
Scenari più complessi e differenziati, le cui situazioni di crisi si riverberano inevitabilmente sul Mediterraneo, sull’Europa e quindi sulla Nato, che, a mio modo di vedere, deve essere un’Alleanza realmente a 360 gradi.
Mi riferisco al cosiddetto Fianco Sud, che ora riceve il meritato rilievo: in sostanza quel Mediterraneo Allargato, focolaio di tante crisi, che vede lo strumento militare italiano impegnato in numerose operazioni e missioni, nelle quali proprio dopo gli Usa siamo tra i maggiori contributori.
L’ambasciatore Eisenberg ha poi giustamente ricordato l’Hub per il Sud presso il Comando Nato di Napoli. Si tratta di un ottimo punto di partenza, da noi fortemente voluto in Italia, anche come elemento simbolico di questa rinnovata attenzione verso ¡I confine meridionale dell’Alleanza, risultato della spinta italiana.
Ora dobbiamo puntare alla sua piena operatività e utilizzarlo come strumento di comprensione e di anticipazione strategica delle complesse dinamiche che abbracciano Nord Africa, Sahel e Medio Oriente. Sappiamo, in tal senso, di poter contare ancora una volta sugli Usa, grazie alla forte convergenza di vedute che ci accomuna circa le sfide future, che poggia sullo storico e saldo rapporto bilaterale che ci unisce.
L’Italia vuole continuare ad essere l’Alleato di riferimento per ¡I quadrante Mediterraneo, ma guarda alla collaborazione con gli Stati Uniti in maniera più ampia. La nostra Alleanza va oltre il fatto, non certamente trascurabile, che ospitiamo nel nostro Paese circa 30000 militari statunitensi e loro famiglie.
Che operiamo fianco a fianco nei più importanti teatri operativi, dall’Afghanistan all’Iraq, dal Kossovo al Mediterraneo Centro-Orientale, dall’Oceano Indiano al Golfo di Guinea. Che godiamo di un rapporto di collaborazione industriale pienamente reciproco, che vede le nostre principali aziende del settore Difesa operare sul mercato statunitense considerandolo mercato domestico.
Penso qui a Fincantieri con la recente commessa per la realizzazione delle nuove Fregate per la Marina Usa, ma anche a Beretta, a Leonardo con la fornitura di elicotteri, nonché al programma F35 che vede anche il coinvolgimento di numerose Pmi che hanno aperto proprie succursali negli Stati Uniti.
Questo rilevante e qualificante portato di relazioni ha trovato recentemente anche una trattazione più strutturata, attraverso l’instaurarsi di un meccanismo di consultazioni reciproche che prende il nome di “Dialogo Strategico“. Prevede frequenti incontri nel formato Esteri + Difesa, nell’ottica di cementare e adeguare la nostra storica Alleanza in risposta alle sfide emergenti. Per quanto riguarda il mio Dicastero tale dialogo si è rivelato da subito della massima efficacia, sia per individuare ulteriori opportunità di collaborazione sul piano bilaterale, sia per definire posizioni condivise nell’ambito della comune partecipazione alla Nato.
La nostra infatti è, come ha ben detto l’ambasciatore Eisenberg, un’Alleanza basata su un’identità culturale, su valori comuni quali la democrazia, la tutela delle libertà individuali, dei diritti umani e dello Stato di diritto.
Su una sincera amicizia, che ha visto le Forze Armate americane tra i primi contributori di aiuti nel momento più critico della crisi pandemica per Covid 19. Punti di forza su cui basiamo, senza alcuna soluzione di continuità, la nostra collaborazione, sia sul piano strettamente bilaterale ch3 nel contesto più ampio dell’Alleanza Atlantica, nel quale continueremo ad investire con convinzione, rafforzarne la capacità e garantire la sicurezza dei suoi membri.