(John Blackeye) Il grande Totò non avrebbe mai potuto immaginare una situazione del genere, anzi, forse si sarebbe fatto una risata. Tutta l’Italia chiusa in casa per colpa di un virus, anzi, di più, tutto il mondo chiuso in casa per colpa di un virus. Forse si sarebbe inventato un’altra poesia, una “livella moderna”. Lui, Totò aveva visto altre tragedie, quelle della Guerra, tremende anche quelle. Ma semmai fosse possibile un paragone fra tragedie, oserei dire che durante la Guerra il nemico lo conosci e lo vedi, in questa guerra contro la pandemia il nemico non lo conosci e non lo vedi.
E così ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa, belli e brutti, buoni e cattivi, giovani e anziani, tutti azzerati da una livella invisibile.
Grandi manager, professoroni, dottori, generali, dirigenti assieme agli impiegati, agli studenti, agli ammalati, ai soldati e agli operai, ci siamo ritrovati in casa ad osservare il cielo fuori dalla finestra nella speranza che tutto passi al più presto e si possa ritornare a fare quello che si faceva prima.
Ma sarebbe proprio questo l’auspicio? Cioè che tutti ritorni come prima? Oramai il trascendente non trova più posto nelle coscienze dell’Umanità intera e il rischio grosso è che dopo il passaggio della pandemia, perché anche la pandemia ha un inizio e una fine, tutto ritorni proprio come prima.
Penso fortemente che invece questa emergenza globale rappresenti un punto di svolta per l’Umanità.
Una malattia che non guarda in faccia nessuno e che uccide sia i ricchi che i poveri, sia i potenti che gli inermi, dovrebbe far riflettere.
Dietro quelle finestre o sui balconi, per riassaporare quelle boccate d’aria che avevamo dato per scontato, dovremmo proprio capire che nulla può essere dato per scontato. Dovremmo prendere atto che la vita non è nelle nostre mani e che tutto può cambiare da un momento all’altro.
Il successo, le carriere, i soldi probabilmente non sono stati il frutto della nostra bravura ma erano pure queste parte di un meccanismo sociale che rispondeva a determinate regole.
Tutto questo silenzio fuori da balconi dovrebbe aiutare a farci riflettere sulla pochezza delle nostre forze e probabilmente riusciremmo a pensare che tutto è stato un dono e non frutto di bravura.
Eloquenza, intelligenza, perspicacia e determinazione forse non sono servite a nulla se il capolinea è stato uguale per tutti. Si perché dietro quella finestra, imprigionati da un virus invisibile, ci siamo proprio tutti.
Penso che questo evento straordinario rappresenti davvero un punto di svolta per l’Umanità. Non solo per chi ha fatto sempre affidamento sulle sue grandi capacità per sgomitare in una società arrivista e cinica ma pure per tutti quelli che hanno speso la loro vita a fare del male agli altri. Questo virus, che nulla può avere di buono, visto che porta via dalla faccia della terra alcune migliaia di persone ogni giorno, può avere una piccola sfaccettatura positiva, cioè tenere intrappolati nelle gabbie della propria coscienza, oltre che nelle proprie case, anche coloro che sino a qualche giorno fa hanno fatto – “del male” – il proprio scopo di vita. Dietro queste finestre a respirare una boccata d’aria ci sono pure i ladri, gli spacciatori, i truffatori, i mafiosi che di fronte ad un mondo che si ferma, per fortuna nostra, sono costretti a fermare anche le loro malefatte.
Dietro le finestre di milioni di appartamenti di tutto il mondo ci sono anche le famiglie e forse questa è l’occasione per comprendere che le persone che si hanno a fianco non sono poi quei nemici che ci eravamo abituati a combattere con odio. Questo tempo di quarantena forzata ci mette nelle condizioni di disintossicarci dal veleno che la società ci ha inoculato per decenni. I papà hanno l’opportunità di capire che le partite di calcio, i campionati e tutto ciò che girando attorno a questi ambienti faceva un rumore assurdo, altro non erano che il nulla. Le domeniche impiegate davanti alla televisione o in uno stadio, a vedere ventidue giocatori che rincorrevano una palla, altro non era che il nulla. I loro campioni ora sono positivi alla malattia e se qualcuno tra loro ha fede, sta pregando Dio che possa uscirne fuori.
Le mamme possono ritornare ad essere le regina della casa, il centro della famiglia. Possono mettere da parte smalto, trucco e palestre per guardare negli occhi i propri figli senza delegarne l’educazione a quella maledetta televisione che vuole trasformarci in automi senza coscienza. Tutti possono riscoprire assieme il senso della famiglia.
Ecco, il virus non può avere nessun lato positivo ma un punto di svolta lo sta offrendo all’Umanità intera. Se andrà tutto bene – e questo non dipende dal nostro sano ottimismo o dalle nostre forze – ma è tutto nelle mani di Dio, potremo azzerare il contatore del male e ricominciare per la via del bene e se poi riuscissimo a riaccendere pure le nostre coscienze e capire che fuori da quelle finestre esiste un Dio Creatore al quale ci siamo recentemente sostituiti sentendoci dei padri eterni, allora quel Sole che adesso cerchiamo nel cielo respirando a pieni polmoni quelle boccate d’aria che avevamo dato per scontate, quel Sole ci entrerà dentro.