Antonio Patuelli oggi nel dialogo dantesco a Ravenna, di fianco alla Tomba di Dante, ha fra l’altro affermato che la Divina Commedia è innanzitutto un manuale di etica trecentesca insieme cattolica e laica.
Quanto mai attuale è oggi dove Dante, nel Canto sesto del Purgatorio, riferendosi a Firenze, critica l’instabilità di “legge, moneta, e ufficio, e costume”: l’incertezza del diritto e talvolta perfino la retroattività delle nuove norme contrasta con le regole solide e classiche del diritto romano di cui Dante, nello stesso Canto, fa l’apologia in nome del codificatore Giustiniano (ritratto solo a Ravenna nella Basilica di San Vitale). Dante in questo è anche precursore del moderno costituzionalismo.
L’incertezza sulla moneta e sulle prospettive dei tassi d’interesse è tuttora causa di instabilità economiche, quando la solidità della moneta è uno dei presupposti degli investimenti e dello sviluppo. Dante, nel nono Canto del Paradiso, in altra invettiva contro la sua amata Firenze, definisce “maledetto fiore” il fiorino fiorentino, la moneta che allora andava crescentemente sostituendo il solido aureo bizantino che anche la zecca di Ravenna aveva coniato a lungo.
Dante – ha concluso il Presidente Patuelli – critica infine i continui cambiamenti di leggi e regole in genere e l’assuefazione alle mode, invece che far riferimento a principi ed alti ideali. Si tratta di moniti sempre attualissimi.