È scontro in Regione Lazio sul nuovo progetto per consentire la somministrazione della pillola abortiva Ru486 nei consultori familiari, dunque anche al di fuori degli ospedali, in regime ambulatoriale. “Con la determinazione 16 marzo 2017, n. G03244 della Direzione Salute e Politiche Sociali, la Regione Lazio ha istituito un tavolo tecnico per l’elaborazione di un progetto per eseguire l’aborto chimico in regime ambulatoriale presso i consultori. Tale fase sperimentale, che dovrebbe essere attivata nel prossimo mese di maggio, è del tutto illegittima, non potendo essere praticato l’aborto chimico nei consultori, ma solamente, oltre che negli ospedali, nei poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati”. Lo afferma con forza Olimpia Tarzia, vice presidente della Commissione Cultura e presidente del Gruppo Lista Storace in Consiglio regionale del Lazio, che ha presentato un’interrogazione urgente per chiedere chiarimenti al presidente della Regione, Nicola Zingaretti.
“I consultori – insiste Tarzia – non possono essere assolutamente considerati poliambulatori pubblici, essendo istituiti dalla peculiare legge nazionale n. 405/75 ‘Istituzione dei consultori familiari’, che ne definisce le finalità e le funzioni”. L’aborto farmacologico mediante la somministrazione della Ru486 “necessita di maggiore assistenza rispetto all’aborto chirurgico – continua Tarzia – non potendosi conoscere con esattezza il momento esatto dell’espulsione. Motivo per cui, anche per esigenze di salute e sicurezza per la donna, le linee di indirizzo del ministero della Salute – ricorda – stabiliscono che l’aborto farmacologico può essere effettuato solo in ricovero ordinario”. “A poca distanza dall’emanazione del bando destinato a due medici non obiettori al San Camillo, il presidente Zingaretti sfodera un altro provvedimento del tutto illegittimo e non si presenta a rispondere in Commissione Salute, nonostante gli sia stato chiesto formalmente anche dal presidente Lena. Chissà – conclude Tarzia – se deciderà di venire in Aula quando verrà calendarizzata la mia interrogazione urgente, per spiegarci almeno il motivo di questo accanimento a spianare la strada al dramma dell’aborto, invece che prevenirlo”.
Stiamo ancora parlando di aborto? Lo scontro sarebbe se praticare l’aborto in ospedale, oppure in ambulatorio?
Personalmente escluderei questa parola ed ogni discussione su una pratica che, a mio parere, suona come un omicidio legalizzato.