(di Antonio Gaspari, frammentidipace.it) Domenica 7 luglio è accaduto qualcosa che potrebbe cambiare il mondo. Dopo due anni di trattative, a Niamey in Niger, nel corso di un vertice straordinario dell’Unione Africana, 52 Paesi su 55 hanno firmato l’Accordo continentale africano di libero scambio (acronimo: #AfCFTA), un’intesa che ridurrà i dazi fino al 90 per cento tra i Paesi del continente. Mentre sulla rotta atlantica emergenti nazionalismi impongono embarghi, costruiscono muri, alzano dazi, stracciano accordi commerciali e minacciano conflitti armati, l’Africa trova l’unità e propone una zona di libero scambio quasi cancellando le tariffe doganali.
Dal punto di vista commerciale e geopolitico si tratta di un accordo che pone l’Africa al centro di un cambiamento epocale. Le divisioni tra le nazioni e i conflitti locali fanno sì che, attualmente, lo scambio tra i Paesi africani raggiunga appena il 17% del totale dei commerci. Per farsi un’idea dell’esiguità di tale cifra, basti dire che i Paesi asiatici scambiano tra di loro merci per il 60% del totale e che l’Europa arriva fino al 70%. Con questo accordo continentale di libero scambio, si pone fine agli impedimenti che limitano il fiorire dei commerci intra ed extra Africa. La riduzione delle barriere commerciali faciliterà e allargherà enormemente gli scambi.
La riduzione del 90 per cento dei dazi permetterà a tutte le attività economiche e civili di crescere in maniera rapida con benefici immediati, anche per quanto riguarda la lotta alla povertà e l’innalzamento della qualità della vita. Secondo gli esperti, si tratta dell’accordo più rilevante e più vasto da quando, nel 1995, è stata fondata l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). È una novità di carattere storico anche perché vede i Paesi africani uniti in un processo di liberazione dalle politiche coloniali e neocoloniali, con l’obiettivo di porre fine alle ingiustizie, alle vessazioni, allo schiavismo vecchio e nuovo, allo sfruttamento di uomini e risorse.
L’Africa è il continente con il più alto numero di giovani. L’età media della popolazione, nel suo complesso, non supera i 18 anni, e la larga maggioranza ha tra i 16 e i 28 anni. È il continente più ricco di materie prime. Dispone di tutte le materie prime utilizzate nei commerci e nelle industrie del mondo. Si stima che il 30% delle risorse minerarie della terra si trovino in Africa, che ha il primato, tra l’altro, di possedere le più grandi riserve al mondo di metalli e pietre preziose, come oro e diamanti. Non c’è materia prima che l’Africa non possegga. Le politiche coloniali ancora dominanti fanno sì che né le popolazioni né il territorio possano effettivamente disporre dei proventi derivanti dalla vendita delle risorse. Nella maggior parte dei casi, le materie prime vengono estratte sfruttando il lavoro minorile, imbarcate su navi e aerei, e portate via dall’Africa. Questa logica di sfruttamento fa sì che l’Africa sia anche il continente più povero di infrastrutture, con una grave carenza di strade, porti, ferrovie, scuole, ospedali, università, centrali elettriche.
Nel corso della storia l’Africa è il continente che ha subito più sfruttamento e saccheggi. Nel passato decine di milioni di persone, scelte tra le più forti, sono state catturate e schiavizzate. Sfruttate in maniera crudele. Private della libertà e del rispetto dei più elementari diritti umani. Oggi assistiamo a nuove forme di schiavitù, indotte dalla logica economica utilitarista. Per questo motivo l’accordo appena siglato è un evento epocale, perché vede la quasi totalità dei Paesi africani finalmente uniti nel promuovere pace e sviluppo.