(di Massimiliano D’Elia) “Un passo avanti storico, una svolta risolutiva sui rimpatri”, così il presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte a margine degli incontri avuti presso la sede Onu di New York. Il premier Conte si riferisce all’accordo di Malta tra i ministri dell’interno dei paesi comunitari. La proposta italiana, concordata con la Commissione europea, è stata quella di stilare un elenco di porti sicuri in nordafrica dove far sbarcare i migranti provenienti dalla Libia. La proposta è stata recepita dai paesi europei presenti nella misura in cui si discute solo di intenti. Solo successivi atti concreti potranno sigillare la “bontà” dell’accordo. Nel frattempo circa 180 migranti sono sbarcati dalla Ocean Viking sulle coste italiane, nel porto di Messina.
Non a caso il leader della Lega, Matteo Salvini ha definito la bozza preparata a La Valletta “l’ennesima promessa, ma fatti zero”.
Giuseppe Conte ha subito risposto: “Salvini non deve avere gelosia e invidia. Prima avevamo una redistribuzione affidata alle mie telefonate e a quelle del ministro degli Esteri, Moavero, nei vari fine settimana”. Alle parole del premier Giuseppe Conte sono subito seguite quelle del capo della #Farnesina, Luigi Di Maio: “Su ricollocamenti e rimpatri faremo più di lui, forse non ci voleva molto”.
Tunisia, Algeria, Marocco, secondo le intenzioni italiane, dovrebbero essere i paesi i cui porti dovrebbero garantire l’approdo alle navi cariche di migranti. In questo modo, scrive il Corriere della Sera si otterrebbe una rotazione più ampia dei luoghi destinati agli sbarchi e chi proviene da quelle zone sarebbe eliminato dalla lista di coloro che possono richiedere asilo a meno che non siano in particolari condizioni di pericolo. Dunque, anche il rimpatrio potrebbe diventare più veloce. In quest’ottica nei prossimi giorni saranno siglati patti bilaterali che, in cambio di progetti di sviluppo e aiuti economici, dovrebbero spingere i governi nordafricani ad accettare la riammissione dei propri cittadini con procedure più veloci.
L’intesa ha una durata di sei mesi e sarà rinnovata soltanto se porterà a risultati concreti. Consentirà di trasferire, secondo quote stabilite a prima, che variano dal 10 al 25 %, soltanto chi arriva a bordo delle navi delle ong oppure è stato salvato da guardia costiera o guardia di finanza. Parliamo di circa il 10 per cento degli sbarchi perchè il restante 90 per cento non arriva con le ong. Da qui la necessità di aumentare il numero dei rimpatri. Naturalmente rimane la regola che la rotazione dei porti europei per gli sbarchi sarà volontaria.
La portavoce della Commissione Ue Natasha Bertaud ha così commentato gli sviluppi della vicenda dei flussi migratori: “si auspica di trovare soluzioni a lungo termine con la riforma del sistema di Dublino, che abbiamo già messo sul tavolo ma anche l’obiettivo di portare sostegno a tutti gli Stati membri, specialmente a quelli che subiscono delle pressioni più forti”.