Il nostro settore privilegia giustamente le tecnologie che consentono di stare sul mercato con una visione più logica e sostenibile, seguendo sempre l’evoluzione normativa. Anche in merito alla gestione delle acque di scarico per quanto riguarda la Regione Veneto, ad esempio, noi del Gruppo Green Holding ci siamo posti sul mercato operando con realtà che trattano le acque in maniera ottimale.
E’ recente, infatti, la delibera della Giunta Regionale che il 26 marzo scorso ha approvato la messa in sicurezza delle fonti idropotabili contaminate attraverso l’organizzazione di un Comitato Tecnico. Questo per regolare e controllare, tra le altre cose, l’eccessiva presenza di pfas che ha causato una piccola emergenza regionale.
I sistemi di depurazione presenti sul territorio garantiscono però, secondo uno studio di Arpav, un adeguato abbattimento del carico organico in entrata. Questo nonostante il consistente contributo di acque parassite nella rete fognaria, che si trova molto spesso a stressare il comparto di sedimentazione e a ridurre notevolmente la potenzialità degli impianti.
Dobbiamo adeguarci alla normativa anche e soprattutto per non disperdere potenziale energia nel processo, che al contrario sarebbe generata attraverso biogas da un sano e corretto trattamento delle acque di scarico.
Così come apportare ai terreni contaminati delle bonifiche mirate permetterebbe di ricavarne fanghi di scarico da utilizzare nel campo della coltivazione, anche e soprattutto da applicare alla pianura padana che sappiamo essere povera di sostanze organiche. Per quest’ultimo punto, infatti, uno studio del 2013 dimostra attraverso l’analisi dei MUD (Modello Unico di Dichiarazione) dei produttori di fanghi che il recupero mediante compostaggio è di gran lunga la soluzione più adottata. Quantità leggermente inferiori sono ancora destinati al trattamento biologico (30-40%) mentre meno del 20% viene avviato in discarica e soltanto il 5-10% viene applicato nel campo agricolo.
“L’utilizzo dei fanghi in agricoltura, con il rispetto delle normative nazionali ed europee, consente di chiudere il cerchio, ovvero di restituire al terreno le sostanze che ci sono servite per l’alimentazione” ha affermato a tal proposito Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia, chiamato in causa in merito alla recente multa che l’Unione Europea ha inflitto all’Italia per sanzionarci l’insufficienza nella gestione delle acque reflue
Ritengo quindi che adottando una visione a 360 gradi della gestione delle acque di scarico, sia industriali che civili, si possa mettere su un Sistema integrato tra le istituzioni, le aziende e i cittadini che vivono lo stesso territorio, per minimizzare l’impatto ambientale degli sprechi e allo stesso tempo per ottimizzare il recupero, sotto forma di energia o di materiali puliti, di risorse che potremmo sicuramente gestire in maniera migliore.