Standard & Poor’s, il prossimo 26, e a fine mese Moody’s, daranno il loro giudizio sull’Italia, dopo aver atteso indirizzi della manovra economica. Entrambe vedono come un rischio la marcia indietro sul contenimento dei conti pubblici. Sia Moody’s, che ha espresso già un outlook negativo, sia S&P — che appena un anno fa aveva alzato il rating —, scrive Fabrizio Massaro sul Corriere della Sera, hanno ancora giudizi «investment grade» (Baa2 e BBB). Laddove abbassassero di un solo livello il giudizio, l’Italia resterebbe nel gruppo dei debitori più affidabili.
La peggiore situazione sarebbe il declassamento di due livelli, facendo scivolare l’Italia nella zona «speculativa», detta «junk» (spazzatura). Per questo motivo il governo Conte avrebbe frenato sul deficit, prevedendolo al 2,4% solo per 2019. Fitch si è già espressa il 31 agosto confermando il BBB ma con prospettive «negative» dato l’impatto del maggiore deficit previsto. Il 13 luglio si era invece pronunciata la canadese Dbrs (con tre livelli sopra il grado «spazzatura»), dando stavolta credito al governo e alla forza dell’economia italiana. L’Italia deve essere tenuta in zona «investment» da almeno un’agenzia, per dare alla Bce la possibilità di comprare i Btp. Solo così le banche italiane avrebbero facile accesso alla liquidità. Una bocciatura farebbe volare lo spread facendo scivolare l’Italia verso il baratro finanziario, il commissariamento e il possibile intervento della temutissima Troika.
Cos’è la Troika
Nell’ambito della politica economica dell’UE con il termine troika, dal russo тройка (trad: terzina) ci si riferisce all’insieme dei creditori ufficiali durante le negoziati con i paesi, così come da definizione fornita dal portale del Parlamento Europeo.
Nello specifico la terzina, anziché da persone fisiche, è costituita da istituzioni: Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, ognuno con i proprio rappresentanti.
La Troika è deputata a stilare e far applicare i piani di salvataggio nei Paesi della zona euro in forte difficoltà per il debito pubblico ed evitare così il loro default. Solitamente si tratta di progetti ad alto tasso di austerity per i Paesi interessati dagli interventi della Troika, ma, di contro, l’austerità richiesta è l’unica maniera che gli stessi hanno per ottenere prestiti che consentano di uscire dalla crisi.
Gli interventi e le politiche economiche richieste e fatte applicare per conto della Troika non passano mai senza scatenare polemiche e, spesso, fanno registrare anche scontri di piazza con accuse di atteggiamenti poco democratici da parte della Troika stessa. A tal proposito è attiva, dal Gennaio 2014, un’indagine del Parlamento Europeo atta a verificare trasparenza e livello di democrazia degli interventi proposti e attuati.