Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, spiega: “Le aggressioni accadute al centro ospedaliero militare sono un fatto grave e inammissibile e i responsabili sono stati già denunciati e ne risponderanno”.
Ieri pomeriggio all’ospedale militare del Celio a Roma sembrava si stesse girando un film di azione. Tre nigeriani, due donne e un uomo, ricoverati da qualche giorno nel nosocomio perché positivi al Covid, hanno scatenato il finimondo nella struttura, dando prima in escandescenze e poi aggredendo, anche a morsi, ufficiali e sanitari, dopo aver ribaltato scrivanie, mobili e letti e messo a soqquadro l’intero reparto.
La pretesa dei tre migranti era quella di essere dimessi, impossibile vista la loro positività al Covid. Al rifiuto dei sanitari hanno reagito con violenza, scatenando il terrore in ospedale per oltre mezz’ora. Saltava tutto per aria, suppellettili materiale sanitario ma anche lo scontro fisico con infermieri e ufficiai medici. Mentre tentavano di fuggire dal reparto i tre si sono ritrovati davanti personale sanitario con le protezioni anti-contagio e sono riusciti a strappare la tuta anti-Covid a un giovane ufficiale, che ora sarà costretto alla quarantena. Fonti interne all’ospedale hanno raccontato all’Adnkronos che durante la colluttazione gli stranieri avrebbero anche tentato per qualche minuto di farsi scudo nella fuga con un ragazzo bengalese di 16 anni ricoverato nella struttura e prossimo alle dimissioni perché negativizzato al virus, dettaglio non ancora confermato dalle forze dell’ordine. Diverse persone tra militari e personale sanitario sono rimaste ferite non gravemente, fino a quando la situazione è tornata alla normalità in seguito all’intervento delle forze dell’ordine.
La rivolta era già scoppiata venerdì sera all’interno del reparto Covid del Celio dove sono stati trasferiti gli immigrati positivi che erano nel centro di accoglienza di Rocca di Papa. Dopo l’ennesimo tampone positivo i tre nigeriani hanno iniziato la loro protesta violenta: “Vogliamo uscire, dobbiamo lavorare, noi ce ne andiamo”. Volevano approfittare del fine settimana quando il Celio è con meno personale.