(di Denise Faticante – LaPresse) – Niente Italia. La sorte del piccolo Alfie, il bimbo inglese affetto da una patologia neurologica degenerativa sconosciuta, ricoverato all’ospedale pediatrico Alder Hey di Liverpool e al centro di un’aspra battaglia legale, è stata decisa ma il nostro Paese non sarà in alcun modo coinvolto. Il giudice Anthony Hayden, dell’Alta corte britannica, ha confermato che Evans non sarà trasferito in Italia, dove i genitori chiedevano fosse portato. Eppure il Bambino Gesù, ospedale romano della Santa Sede che si era offerto di curarlo, era pronto. “Noi siamo pronti, l’aereo è a Ciampino con i medici a bordo. L’ambasciata italiana in Inghilterra sta anche cercando un’ambulanza per il trasporto dall’ospedale all’aeroporto. L’aereo, lo ripeto, è a Ciampino pronto a decollare. I medici e le attrezzature ci sono. L’equipe è pronta”, insiste la presidente Mariella Enoc. Per accogliere il bambino di 23 mesi malato di encefalopatia epilettogena o malattia neurodegenerativa del gruppo delle epilessie miocloniche progressive, si è mossa la medicina, la politica e Papa Francesco. Alfie Evans è infatti un cittadino italiano: lo ha deciso il Consiglio dei ministri “in considerazione dell’eccezionale interesse per la Comunità nazionale ad assicurare al minore ulteriori sviluppi terapeutici, nella tutela di preminenti valori umanitari che, nel caso di specie, attengono alla salvaguardia della salute”.Da destra a sinistra la politica non ha risparmiato parole nei confronti del piccolo. La Lega ha presentato una mozione per portarlo in Italia, il presidente del Parlamento Europe Tajani chiede di “fermare le ideologie che vogliono determinare la morte”. Scendono in campo anche i medici cattolici per i quali “è disumano staccare il figlio dalle braccia dei genitori”.Ieri sera Papa Francesco, che da settimane si spende per la sorte del piccolo, ha ribadito via Twitter: “Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento”. Toni forti sono stati usati anche dal presidente dell’Istituto nazionale di Sanità, Walter Ricciardi. “Ci sono tanti modi più umani per gestire questa situazione- sottolinea. Il modo usato dai colleghi inglesi, in questa circostanza, è choccante e disumano. Molto spesso le decisioni dei colleghi inglesi sono molto rigide e legate a criteri economico-gestionali”. Al piccolo era stata negata dalla giustizia britannica la possibilità di essere tenuto in vita ad oltranza. La decisione di oggi rimescola le carte: ma la partita si continuerà a giocare fuori dall’Italia.