(di Francesco Matera) Il bilaterale ufficiale tra Meloni e Zelensky a Bruxelles è saltato per via del ritardo dei lavori al Consiglio, solo un faccia a faccia a margine del vertice del presidente ucraino con i capi di Stato e di governo dell’Unione europea, divisi per gruppi. L’Italia era nel gruppo con Svezia, Olanda, Polonia, Romania e Spagna.
Meloni reduce dello smacco del mancato invito a Parigi nel trilaterale del giorno prima tra Macron, Scholz e Zelensky ha voluto confermare il sostegno italiano all’Ucraina contro l’aggressione russa. Il presidente Zelensky ha manifestato gratitudine per l’impegno dimostrato da Roma. Zelensky ha chiesto i caccia anche all’Italia e parlato del probabile viaggio del premier italiano a Kiev.
La questione dell’apertura sulla fornitura dei caccia inzia a prendere piede. L’Inghilterra sta analizzando su quali e quanti poter fornire, la Francia si è detta possibilista mentre la Germania per ora ritiene che non sia una priorità. La decisione non può essere, sicuramente, di carattere nazionale ma a livello Unione europea, dopo aver sentito il parere, ovvero l’avallo della Nato.
Come scrive corsera i velivoli devono essere disponibili, esportabili e la fornitura non deve intaccare la sicurezza nazionale. Al vaglio degli esperti militari ci sarebbero gli F-16 dotati di sistemi Atacms con un raggio d’azione di 300 chilometri.
La Francia propende, invece, per la fornitura di datati Mirage, in grado di usare bombe a guida laser e di fornire supporto alle forze di terra. Gli americani stanno seguendo le decisioni degli alleati, certi che alla fine si riuscirà a perseguire una linea comune. Il presidente Usa, Joe Biden, ha tuttavia già escluso, per ora, l’invio di F-16 in Ucraina. Nel frattempo Lockheed Martin, il produttore dell’F-16, ha annunciato di essere pronto a intensificare la produzione dei jet.
Gli inglesi starebbero, pertando, valutando di addestrare i piloti ucraini (due/tre mesi di training) e di fornire alcuni caccia Eurofigher. Al riguardo però ci sono problemi oggettivi perche tali velivoli richiedono una manutenzione specifica in aerobasi attrezzate, non presenti in Ucraina. Poi c’è l’aspetto più delicato: non possono finire nelle mani del nemico perchè posseggono una tecnologia segreta e per questo motivo, prima dell’impiego bellico, occorre ricevere il placet anche di Italia, Germania e Spagna, facenti parte del programma industriale.
La Royal Air Force ritirerà 24 Typhoon entro la metà del decennio e ha un Gruppo Volo di questi aerei pronto che potrebbe essere utilizzato come contributo britannico nell’ambito di una fornitura internazionale. Il ministro della difesa inglese Wallace ha detto però alla Bbc che, al momento, non ci sarà alcun trasferimento nel prossimo futuro di aerei da combattimento britannici all’Ucraina.
Zelensky sembra più concentrato, di fatto, sull’acquisizione degli F-16 americani o forse sui Gripen di fabbricazione svedese e durante l’incontro di Londra ha chiesto al premier Sunak di convincere Stati Uniti e alleati a consegnarli.
Sulle pagine di corsera il generale Vincenzo Camporini, già capo di stato maggiore della Difesa italiana, spiega che “l’Eurofighter è sicuramente idoneo a operazioni di difesa aerea e oggi è in servizio presso l’aeronautica italiana e quelle tedesca, spagnola, inglese e austriaca. I numeri ci sono, ma servono ai singoli Paesi: mi sorprenderebbe che se ne privassero. Inoltre i tempi di addestramento sono abbastanza lunghi: serve una transizione per chi non ci ha mai volato“.