(di Maria Stefania Cataleta) I bambini congolesi continuano a pagare un prezzo molto caro per il conflitto che insanguina il Paese ormai da anni. Come è noto, le province di Ituri e del Nord-Kivu sono tra le più interessate dalla guerra, dove si registra il più alto numero di vittime.
Sulla base del Rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite (NU) del 10 ottobre 2022, intitolato “I bambini e il conflitto armato nella Repubblica Democratica del Congo”, negli ultimi mesi del 2022 le violenze ai danni dei minori sono diminuite rispetto ai periodi precedenti, infatti il precedente rapporto parlava di 9957 violazioni; tuttavia, ciò non vuol dire che le violenze siano cessate ed, invero, il numero di vittime continua ad essere molto elevato e il Paese permane tra quelli con il più alto numero di violenze contro l’infanzia occorse durante un conflitto armato.
Tra l’aprile 2020 e il marzo 2022, ben 7616 gravi violazioni sono state accertate ai danni di 6073 bambini, perpetrate da 78 parti belligeranti nel corso del conflitto. Tra le violazioni riscontrate rientrano l’arruolamento, il rapimento, l’assassinio e le violenze sessuali. Si tratta delle più diffuse e accertate violazioni commesse verso i minori nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Ciononostante, si ritiene con ragionevolezza che i numeri siano notevolmente maggiori e che tali dati abbiano subito l’influenza dei problemi sorti a causa della pandemia di COVID-19 e di quella di ebola nel Nord-Kivu, fonte di molte restrizioni alla mobilità. A ciò deve aggiungersi che molte informazioni ricevute non hanno potuto trovare riscontro in ragione dei problemi legati alla sicurezza, delle attività dei gruppi armati, dello stato d’assedio che interessa le province di Ituri e Nord-Kivu, nonché delle operazioni militari delle Forze armate della RDC (FARDC), tutti fattori che hanno impedito l’accesso alle zone in cui le violazioni si sono verificate.
Un appello è stato rivolto ai gruppi armati e alle autorità congolesi da parte del Rappresentante Speciale del Segretario generale delle NU, Virginia Gamba, affinché tali intollerabili violazioni cessino e i responsabili siano assicurati alla giustizia. I principali responsabili sono le milizie armate, ma le forze governative e di sicurezza sono ugualmente coinvolte nei numerosi episodi di violenza sessuale, malgrado un Piano d’azione firmato con le NU nel 2012. Tale Piano mirava a preservare i civili da attacchi armati e ad adottare ogni misura necessaria per proteggere i minori, agevolare la loro smilitarizzazione rispetto ai gruppi armati e favorire la loro reintegrazione sociale grazie a degli appositi programmi.
L’ottavo Rapporto del Segretario generale, in applicazione della risoluzione 1612 (2005) e delle ulteriori risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, fotografa la situazione attuale delle violenze ai danni dei bambini congolesi nel periodo tra il 1 aprile 2020 e il 31 marzo 2022. Secondo il Rapporto, malgrado lo stato d’assedio, ordinato dal Presidente Tshisekedi il 3 maggio 2021, le attività delle milizie si sono intensificate in Ituri e nel Nord-Kivu, che sono le regioni in cui lo stato d’assedio è stato deciso proprio a causa della presenza massiccia di gruppi armati.
Il Presidente ha anche promulgato il Programma sul disarmo, smobilitazione, recupero della comunità e stabilizzazione riguardante i civili. Inoltre, a partire dagli inizi del 2022, i continui scontri tra i gruppi armati e la crisi umanitaria che ne è conseguita hanno provocato 6,2 milioni di sfollati, che è il numero più elevato in tutta l’Africa.
Il Nord-Kivu è la provincia con il maggior numero di episodi violenti (4014 in totale), in coincidenza con il numero più elevato di gruppi armati ivi presenti, ciò che ha reso particolarmente difficile la situazione dei civili, segnatamente dei bambini. Questi ultimi sono il bersaglio di attacchi sanguinosi da parte di milizie come le Forze alleate democratiche o il Movimento del 23 marzo. Tutto questo ha provocato una mobilitazione popolare in favore dei gruppi locali Mai-Mai, che ha favorito il reclutamento di bambini nelle milizie. Altri gruppi armati, come i Mai-Mai Mazembre, di fronte al mancato appoggio da parte della popolazione, arruolano i bambini con la forza a titolo di punizione collettiva.
Anche in Ituri si registra una situazione di pari gravità, dove i bambini sono vittime di rapimenti, omicidi, violazioni all’integrità fisica, arruolamenti e violenze sessuali, sopratutto da parte delle Forze alleate democratiche, della Cooperativa per lo sviluppo del Congo e della Forza di resistenza patriottica dell’Ituri (FRPI), in evidente violazione dell’accordo di pace siglato tra quest’ultima e il Governo nel febbraio 2020.
Le gravi violazioni accertate nel periodo considerato nel Rapporto sono state 7616 contro 6073 bambini, di cui 4240 maschi e 1833 femmine, commesse da ben 78 parti nel conflitto. Accanto ai gruppi armati le forze governative, ovvero le FARDC, la Polizia nazionale congolese e l’Agenzia nazionale di intelligence sono altrettanto responsabili di crimini ai danni di minori.
Il numero delle violenze sessuali è aumentato in rapporto al periodo precedente, si tratta della violazione maggiormente attribuita alle forze governative (256), ovvero le FARDC, tanto che lo stupro e le altre forme di violenza sessuale contro i bambini hanno rappresentato il 51% di tutte le violazioni attribuite alle forze governative. Anche qui si ritiene che i problemi legati alla pandemia di COVID-19, con le difficoltà di accesso ai luoghi, abbiano celato la reale portata di queste violazioni, che sarebbero in un numero notevolmente maggiore.
In totale, il Rapporto ha confermato che 3901 minori sono stati reclutati e utilizzati nelle ostilità nel periodo preso in esame, con una diminuzione rispetto al periodo precedente. Il 42% dei minori aveva meno di 15 anni al momento dell’arruolamento. Nell’arruolamento bisogna annoverare l’uso delle bambine come spose, concubine e schiave sessuali. Infatti, i bambini reclutati sono vittime di altre violazioni gravi, come le violenze sessuali. Almeno il 54% delle 524 bambine reclutate hanno riferito che durante il periodo di affiliazione al gruppo armato sono state sottoposte a schiavitù sessuale (138), matrimonio forzato (97), stupro (30) e stupro collettivo (16). Generalmente, le violenze sessuali si accompagnano ad altri gravi atti criminosi, come il fatto di causare la morte del minore, di attentare gravemente alla sua integrità fisica, di renderlo vittima di sequestro e reclutamento. Tra i responsabili tratti in arresto per tali crimini ben il 93% si compone di appartenenti alle forze governative.
La gravità delle violazioni commesse contro i bambini non ha registrato alcuna diminuzione, malgrado gli impegni assunti in materia di protezione dell’infanzia dal Governo della RDC con la firma del Piano d’azione nel 2012 e nonostante la collaborazione tra le NU e le FARDC, affinché i bambini non siano né reclutati come soldati né sottoposti a violenze sessuali. A tal fine, dei percorsi formativi sul problema delle violenze sessuali contro i minori sono stati predisposti dalla MONUSCO a beneficio delle FARDC, che continuano ad essere in cima alla lista dei gruppi responsabili delle violenze sessuali contro i minori, stando al Rapporto del Segretario generale sui bambini e i conflitti armati del 23 giugno 2022.
Attualmente, il codice penale congolese prevede la reclusione fino a 20 anni per il reclutamento di minori. Il 23 novembre 2020, Ntabo Ntaberi Sheka, ex capo del gruppo Mai-Mai Sheka, è stato condannato all’ergastolo da una Corte nel Nord-Kivu per crimini di guerra, consistenti in stupri, schiavitù sessuale, omicidi, uso di bambini in battaglia, saccheggio, distruzione di beni, attentato all’integrità fisica e altro. Ulteriori inchieste hanno riguardato molti membri delle forze governative, arrestati con l’accusa di violenza sessuale contro minori.
L’UNICEF ha messo a punto dei programmi di protezione e sostegno alla riunificazione familiare, di accesso a cure mediche, sostegno psicosociale e reintegrazione socioeconomica a beneficio dei bambini vittime del conflitto nella RDC.
Nonostante gli sforzi profusi dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni internazionali, il Rapporto del Segretario generale del 2022 dipinge un quadro allarmante della situazione dei minori coinvolti nel conflitto che affligge la RDC, coinvolgimento che fa sì che essi versino in una condizione di particolare vulnerabilità, che sia aggiunge a quella vulnerabilità già insita nel fatto stesso di essere minori, come tali destinatari di una particolare protezione. Nella RDC i minori sono evidentemente privati di tale protezione da parte delle istituzioni a cui, al contrario, sono addebitabili le più gravi violazioni dei diritti dell’infanzia, come denunciato dal Rapporto con riferimento alle responsabilità acclarate in capo alle FARDC per odiosi reati a sfondo sessuale. Occorre fare pressione sul Governo congolese affinché assuma impegni seri e metta in atto delle politiche preventive e repressive contro queste pratiche largamente diffuse nel Paese. Naturalmente, affinché vi sia un effetto dissuasivo, anche la giustizia penale internazionale dovrà continuare a fare la sua parte.