535 milioni i bambini che vivono in paesi afflitti da guerre o disastri naturali, di cui 357 milioni i minori coinvolti in conflitti. Lo rivela un report dell’Unicef illustrato dal suo direttore esecutivo Henrietta Fore, durante una riunione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
L’alto funzionario Onu ha ricordato la situazione di bambini e giovani le cui vite sono devastate dai conflitti, soprattutto in Yemen, Mali, Sud Sudan e Siria. Fore ha ricordato anche il dramma dei bambini soldato, reclutati per combattere o uccisi da mine anti-uomo o nel corso di attacchi alle loro scuole. La Svezia, che detiene per questo mese la presidenza del Consiglio di sicurezza Onu, ha promosso un incontro sul tema: “Proteggere i bambini oggi, prevenire i conflitti domani”. Il rappresentante alle Nazioni Unite ha inoltre promosso con forza l’approvazione – passata all’unanimità – di una risoluzione che mira a rafforzare l’azione volta alla protezione e alla tutela dei più piccoli.
Per la prima volta i bambini reclutati o coinvolti nei conflitti devono essere trattati, prima di tutto, come vittime e non come attori primari nel contesto dei combattimenti. La risoluzione invita inoltre tutti le nazioni a “considerare misure extra-giudiziali e provvedimenti alternativi a carcere o all’incriminazione penale” mirando invece “al recupero, alla riabilitazione e al reintegro” in società dei minori “assoldati in precedenza da forze o gruppi armati”.
Inoltre, la risoluzione sottolinea – anche questa una prima assoluta – che i bisogni e le difficoltà di bambini e bambine sono diversi fra loro e necessitano di risposte diverse. In questo senso diventano essenziali l’educazione e la cura fisica e mentale.
Virginia Gamba, rappresentante speciale Onu per i bambini e i conflitti armati, si dice “profondamente turbata” dalle oltre 21mila violazioni ai danni dei minori e dei loro diritti avvenuti nel 2017. Un dato in aumento “significativo” rispetto all’anno precedente, quando si erano registrate 15.500 violazioni.