A 55 giorni dalla tornata elettorale, continuano gli sforzi dei partiti per trovare un intesa sulle alleanze dei partiti. La situazione nel centrosinistra appare tutt’altro che rosea. I tempi stringono e sia il segretario del Pd, Enrico Letta, che l’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ne sono consapevoli, tanto da sollecitare entrambi una risposta definitiva. Letta lo fa lanciando un “appello accorato” affinchè Calenda torni sui suoi passi e desista dall’ipotesi – caldeggiata invece da Matteo Renzi – di dar vita a un terzo polo. Una scelta che, avverte il leader dem, favorirebbe solo la destra. Quindi, Letta torna a mettere in campo tutta la “generosità” e la volontà di “unire, le porte sono aperte”.
Anche Calenda, dopo aver detto no all’alleanza se dentro ci sono anche Sinistra italiana, Verdi, Di Maio e i transfughi dei 5 stelle, va in pressing sul Pd chiedendo una risposta che non è ancora arrivata. In una lettera inviata al numero uno del Nazareno, i vertici di Azione e Più Europa chiedono a Letta risposte chiare anche sul programma, sul quale per Calenda è assolutamente necessario trovare punti di omogeneità.
Il nodo principale da sciogliere per sbloccare l’alleanza, ribadiscono dalle due forze di centro, è che Letta dica no a chi non ha sostenuto il governo Draghi (Sinistra italiana e Verdi) e chi lo ha fatto cadere (M5s e ex M5s, ma anche Di Maio): “nessun voto di Azione potrà andare nel maggioritario a questi esponenti”. Il che, tradotto, significa che il Pd può “ospitarli” ma nel proporzionale. Del resto, viene ricordato, è un “sacrificio” che le forze di centro sono pronte a compiere con nomi che possono far storcere il naso agli elettori dem negli uninominali (come ad esempio le due ministre ex Fi). La destra, avverte Calenda, “non si batte senza costruire una prospettiva di governo. Non si costruisce una prospettiva di governo se non si condividono dei contenuti. La stagione del ‘tutti contro’ è finita perchè ha dimostrato di essere fallimentare“.