Se fosse confermato che il flop del lancio del missile coreano sia stato causato dagli attacchi cyber americani, si aprirebbe un nuovo e più pericoloso capitolo nella cyber war. Manomettere il lancio potrebbe equivalere anche a cambiare direzione, gittata e obiettivo? Uno scenario davvero inquietante se consideriamo che nel “deep web”, quello dark, scuro appunto e senza controlli, naviga davvero “brutta” gente che si venderebbe a tutto e tutti pur di far profitto.
Riportiamo, quindi, il dettaglio della parata militare coreana e il fallimento del lancio del missile, che avrebbe adirato tantissimo Kim Jong un.
Kim Jong un ha celebrato il nonno con una grande parata e 24 ore dopo ha cercato di festeggiarlo con l’ennesimo lancio di un missile. Ma la prova – secondo fonti del Sud, poi confermate dal Pentagono – sarebbe fallita. La notizia, trapelata nel tardo pomeriggio americano, ha rilanciato così i timori che si erano in parte attenuati in quanto la data simbolo del 15 aprile era trascorsa senza provocazioni. E, invece, il leader della Nord Corea avrebbero compiuto un’altra delle sue mosse tirando un ordigno nella regione orientale di Simpo. Non è chiaro di che tipo, ma — riferisce la Cnn citando fonti del Pentagono — non si trattava di un vettore intercontinentale in grado di raggiungere gli Stati Uniti. Il lancio è avvenuto a poche ore dall’arrivo del vice presidente americano a Seul. Mike Pence sta viaggiando verso la Sud Corea sull’Air Force 2, è stato informato del nuovo test di lancio missilistico ed è in contatto con Donald Trump. Che ha rilasciato un brevissimo comunicato tramite il suo Segretario della Difesa Jim Mattis: «Il presidente ed il suo staff della Sicurezza Nazionale sono stati informati del lancio del missile nordcoreano. Per stasera non sono previsti commenti». Anche il governo giapponese conferma il tentativo fallito di lancio da parte della dittatura nordcoreana. E fa sapere che la sicurezza del Paese non è stata messa a rischio.
La sfida (fallita) di Kim mette in luce due aspetti. Il primo. Il dittatore prosegue sulla sua strada “muscolare” incurante delle pressioni diplomatiche e militari. Il secondo. Al tempo stesso il presunto flop dell’ordigno rappresenta una forma di imbarazzo in quanto coincide con lo show di forza del regime che ha fatto sfilare nella vie della capitale le sue armi migliori. L’altro aspetto più intrigante riguarda il test stesso: il missile è esploso per un’avaria oppure perché gli americani hanno attuato qualche forma di sabotaggio? Questa seconda ipotesi è legata alle rivelazioni di qualche settimana fa dove si sosteneva che il Pentagono era riuscito a “disturbare” le prove missilistiche. Tanto è vero che le autorità nord coreane avevano lanciato un’inchiesta per scoprire eventuali colpevoli.
L’episodio, che potrebbe avere nuove conseguenze, ha rappresentato il seguito dei grandi festeggiamenti a Pyongyang in onore dello scomparso Kim Il sung, il padre-padrone della Corea del Nord e nonno dell’attuale leader. Lui, il Numero Uno, si è goduto la sfilata, alternando il volto corrucciato ai sorrisi, dall’alto dell’imponente tribuna. Al suo fianco i gerarchi, compreso il medagliato Kim Wong Hong, il potente ministro per la Sicurezza che avevano dato per giubilato. A conferma di come la porta girevole del potere sia in moto perenne. Dietro una colonna, quasi invisibile, qualcuno ha scorto Kim Yo-jong, la sorella del presidente. Il dittatore ha lasciato che a parlare fosse Choe Ryong Hae, altra figura della nomenklatura: «E’ colpa di Trump e dell’isteria americana se si è creata una situazione di conflitto – ha esordito – Gli Usa fanno un grande errore se ci considerano come l’Iraq e la Libia….Alla guerra totale risponderemo con quella totale, compresa quella nucleare».
di Redazione
foto: The Sun