(di Massimiliano D’Elia) Il decesso è stato confermato dalla Farnesina, un’altra vittima del terrorismo quello vile che ti colpisce dove tu non immagini. Colpisce nei luoghi dove viviamo e dove costruiamo il nostro futuro. Si perché loro, i “bastardi“, i “vili” vogliono spezzare la catena del nostro futuro. Un presente e un futuro sempre migliore che la società occidentale si è costruita con il tempo nella millenaria storia. Un luogo, Strasburgo, mirabile crocevia di diverse razze, etnie e simbolo della comune convivenza e rispetto tra diverse religioni. Strasburgo è in Francia al confine con la Germania, dove si parla una lingua che è proprio un mix tra francese e tedesco. Strasburgo è la sede del Parlamento europeo e di tante altre istituzioni comunitarie. Il giornalista Antonio Megalizzi era un giovane italiano che credeva nell’Europa ed era lì, proprio per testimoniare e seguire i lavori in corso del Parlamento europeo. Era affascinato dal progetto comunitario. Purtroppo era al momento sbagliato nel luogo sbagliato, oppure era nel luogo giusto, chissà! Perchè la sua morte non sia dimenticata ma costituisca lo stimolo e la speranza di rimanere uniti e far sì che l’Unione europea sia davvero una federazione di Stati che parli con una sola voce e che persegua comuni obiettivi. Questo obiettivo dà molto fastidio!!!
Ciao Antonio…. e grazie!
Antonio aveva 28 anni ed era in coma farmacologico dopo che un proiettile l’aveva colpito alla colonna vertebrale, alla base del cranio, in una posizione che rendeva il giovane inoperabile. Inutile è quindi risultata l’offerta del reparto di Neurochirurgia delle Molinette, guidato da Diego Garbossa, che aveva proposto di accogliere Megalizzi nel caso in cui il cervello avesse reagito positivamente alla lesione e la situazione si fosse stabilizzata. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito “una inaccettabile tragedia” la morte di Antonio, “sono particolarmente vicino al dolore della famiglia, della fidanzata e degli amici del giovane reporter italiano vittima dell’odio criminale e del fanatismo propugnato dal sedicente “Stato islamico”. Sale quindi a quattro il numero dei morti dell’attacco, uno dei quali, Kamal, era un afghano musulmano colpito mentre aveva in braccio il figlio. A loro va aggiunto l’attentatore stesso, CheriffChekatt, ucciso in uno scontro a fuoco dopo due giorni di ricerche che hanno visto in azione 700 poliziotti.