Il ministro della salute libanese Hamad Hasan lancia l’allarme: “meglio lasciare la città, la qualità dell’aria non è delle migliori, potrebbe causare nel tempo danni permanenti e anche la morte“. A causare il finimondo ieri due esplosioni al porto di Beirut che hanno causato più di 100 morti e 4.000 feriti. Un dato che dovrà essere aggiornato di ora in ora. Inizialmente si è parlato di un’esplosione ad un magazzino di fuochi d’artificio, poi si è saputo che a provocare l’esplosione devastante è stato un incendio ad un deposito nel porto di Beirut dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni ad una nave che operava per conto del terrorismo islamico. Il presidente Michel Aoun dopo una riunione d’emergenza del Supremo consiglio della Difesa ha detto via tweet: “E’ “inaccettabile che 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio fossero tenute immagazzinate in condizioni non sicure. Un’inchiesta è in corso per appurare cosa abbia provocato l’esplosione“. Poi ha aggiunto che “i responsabili della catastrofe ne pagheranno il prezzo“, “lancio un appello urgente a tutti i Paesi fratelli che amano il Libano a stare al suo fianco e ad aiutarci a guarire le nostre ferite profonde”.
Dirigenti militari Usa pensano che l’esplosione a Beirut sia stata un attacco, una bomba di qualche tipo. Così il presidente americano Donald Trump: “Ho incontrato i nostri generali e sembra che non sia un incidente industriale. Sembra, secondo loro, che sia un attentato, una bomba di qualche tipo“.
Tra i vari video amatoriali che impazzano sui social destano molto interesse le immagini di alcuni piccoli droni che dal cielo di Beirut lasciano cadere piccoli oggetti sulla città mentre le colonne di fumo già si alzavano dalla zona del porto interessata all’incendio e alla successiva esplosione.
Numerose sono le testimonianze video dell’apocalisse avvenuta ieri a Beirut. La deflagrazione avvenuta nel porto di Beirut ha investito tutta la città mandando in frantumi i vetri di palazzi a chilometri di distanza. Alcuni video mostrano automobili con lamiere contorte e corpi esanimi per terra coperti dalla polvere di cemento.
Nel porto di Beirut sono ancorate anche alcune unità navali dell’Unifil, la forza di interposizione dell’Onu al confine tra Libano e Israele. In serata fonti informate hanno detto all’ANSA che squadre dei ‘caschi blu’ sono riuscite a raggiungere l’area dello scalo in elicottero e i membri degli equipaggi, che dovrebbero essere formati da marinai del Bangladesh, sono stati evacuati a Sidone. Lo Stato Maggiore della Difesa ha riferito che un solo militare italiano è rimasto ferito non in maniera grave. A quanto pare sarebbero 5 i militari italiani presenti nell’area in un palazzo adiacente al porto, tutti sarebbero tutt’ora sotto choc, ma hanno avuto la forza di rassicurare personalmente le famiglie a casa.
ll capo delle forze di sicurezza nazionali, generale Abbas Ibrahim, riporta l’Ansa, ha detto all’origine del disastro vi è un incendio sviluppatosi in un deposito usato per custodire materiali altamente infiammabili sequestrati in passato. Un video circolato sui social media mostra dapprima una colonna di fumo nero alzarsi nel cielo. Poi, in quelle che sembrano le fiamme di un incendio, alcune deflagrazioni minori. Infine, un’esplosione gigantesca che investe anche il balcone da cui vengono riprese le immagini, molte centinaia di metri dal porto.
La reazione del presidente del Consiglio, Conte su twitter: “Le terribili immagini che arrivano da Beirut descrivono solo in parte il dolore che sta vivendo il popolo libanese. L’Italia farà tutto quel che le è possibile per sostenerlo. Con la Farnesina e il ministero della Difesa stiamo monitorando la situazione dei nostri connazionali“.
A seguire anche il capo della Farnesina Di Maio sempre su twitter: “L’Italia è vicina agli amici libanesi in questo momento tragico. I nostri pensieri vanno alle famiglie delle vittime, a cui esprimiamo il nostro profondo cordoglio, e alle persone ferite, a cui auguriamo una pronta guarigione”.
Anche Israele ha dato il proprio appoggio al governo libanese mediante aiuti umanitari e medici e immediata assistenza di emergenza.