Apple sarà presto in affari con una azienda cinese, la Yangtze Memory Technologies per l’acquisto di chip di memoria flesh Nand. La conclusione dell’affare sarebbe il primo da parte di Apple nei confronti di un produttore di chip cinese. Per Yangtze Memory, un’azienda sostenuta dallo Stato cinese relativamente piccola e poco nota, assicurarsi un accordo di fornitura da Apple costituirebbe una conquista di massimo rilievo a prescindere dall’effettivo volume dell’ordine.
Per il momento, nessuna azienda cinese ha ancora avviato la produzione di chip di memoria, e il primo stabilimento produttivo di Yangtze memory a Wuhan, dal costo di 24 miliardi di dollari, avvieranno la produzione soltanto nei prossimi mesi. E’ dunque probabile che un eventuale accordo con Apple diventerà effettivo il prossimo anno, o addirittura quello successivo. La notizia sembra confermare, nel contempo, che il colosso statunitense Apple stia aprendo a concessioni al governo cinese pur di aumentare il proprio giro d’affari in quel paese. Gli utenti cinesi di Internet hanno recentemente riguadagnato l’accesso a Google Maps, dopo che per otto anni il servizio è stato sottoposto a severissime restrizioni da parte delle autorità di Pechino. Anche se il motore di ricerca di Google è ancora inaccessibile, il ripristino del servizio di visualizzazione delle carte geografiche potrebbe segnalare un approccio piu’ “morbido” del governo cinese nei confronti del colosso tecnologico Usa. Sino a poco tempo fa, gli internauti cinesi non erano in grado di accedere al servizio Google Maps dai loro telefoni cellulari, ma di recente le autorità hanno dato il via libera a diversi servizi che si basano proprio sui dati geografici forniti da Google. Taj Meadows, direttore delle comunicazioni di Google nell’Asia Pacifico, ha sottolineato che Google Maps è accessibile sui computer fissi cinesi da anni, ma non ha ancora una presenza ufficiale sui dispositivi Ios e Android. Diverse applicazioni non ufficiali che utilizzano la tecnologia di mappatura di Google sono state recentemente sbloccate dalle autorità. Ieri diversi blog cinesi hanno salutato la ripresa del servizio, pur se in forma “ufficiosa”, come il ritorno della societa’ statunitense in Cina, dove i suoi servizi sono banditi dal 2010. Le tempistiche suggeriscono un cambio di politica da parte di Pechino, dovuta probabilmente alla volontà di Pechino di assicurarsi la collaborazione di Google nel fondamentale settore dell’intelligenza artificiale. Alla fine dello scorso anno Google ha annunciato che intende accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale aprendo un nuovo centro di ricerca in Cina, nonostante in quel paese il suo motore di ricerca sia ancora bloccato. Il centro, ha riferito Google tramite una nota sul suo sito web, sarà il primo nel suo genere in Asia, e si avvarrà di talenti locali. La Cina, come la Silicon Valley statunitense, punta ad accelerare lo sviluppo dell’intelligence artificiale e delle potenziali applicazioni tecnologiche. Il centro di ricerca sarà strutturato sul modello di strutture simili a Londra, New York, Toronto e Zurigo. Google gestisce ad oggi due uffici in Cina con un totale di 600 dipendenti, che lavorano alla gestione e allo sviluppo di prodotti per il mercato globale.