Approvata la legge Bunga Bunga, il Rosatellum, così la definiscono quelli del M5S. In sostanza è una legge trasversale che favorisce tutti, tranne il M5S. Il Senatore a vita Monti, afferma che questa legge continuerà a provocare disaffezione dalla politica da parte dei cittadini. Verdini esulta e in Aula si prende i meriti dell’approvazione, con i mugugni dei colleghi senatori. Ora il testo è nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il Rosatellum bis è legge con 214 voti a favore. In tempi record, in soli 35 giorni e con 8 diversi voti di fiducia tra Camera e Senato, vede la luce la riforma della legge elettorale frutto del patto a quattro tra Pd, Forza Italia, Ap e Lega, che poi si allarga al sostegno di altre forze minori, prima fra tutte quella guidata da Denis Verdini. Che nel giorno del via libera definitivo ruba la scena e interviene in Aula rivendicando il voto determinante del suo gruppo: se oggi c’è una maggioranza e c’è un nuovo sistema di voto “è merito nostro”. Non solo. L’ex braccio destro di Silvio Berlusconi si pone ufficialmente all’interno della maggioranza di governo e anzi fa presagire anche qualcosa per il futuro: “Dicono che è cambiata la maggioranza. Non è vero”, scandisce in Aula, “noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura”. Mentre parla Verdini si levano dai banchi del Movimento 5 Stelle le proteste dei pentastellati, che lasciano l’emiciclo. Ma il senatore toscano non fa una piega, va avanti dritto per la sua strada e ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Norma per l’Estero fatta apposta per me? Se mi ricandido lo farò in Italia”. Verdini ne ha anche per gli ex Pd: “capisco l’amarezza dei bersaniani, un’amarezza che forse però dovrebbero rivolgere prima di tutto a loro stessi, ai tempi nuovi che non comprendono e all’errore di rivendicare la propria storia senza averci mai fatto i conti fino in fondo”. E ancora: “In quest’aula, quando si è trattato di contare i nostri voti, si è rinnegata perfino l’aritmetica, ma questo consente di rivendicare a me stesso e al mio gruppo, con orgoglio, tutto quello che abbiamo fatto, a partire dal ruolo di supplenza politica che abbiamo svolto, tutelando la stabilità e l’interesse del Paese. E così Ala continuerà a fare, sulla manovra e sullo ius soli.
Per il resto, la mattinata scorre via come da copione: nessuna sorpresa sui numeri, la legge elettorale incassa 214 sì’, solo 61 i voti contrari. Il Pd regge senza crepe, non partecipano al voto i 7 ‘dissidenti’ dem. Nessuna defezione di rilievo nelle file di Forza Italia e di Ap. I malumori, anche pesanti, delle ultime settimane, almeno sulla carta, sembrano rientrati. Resta lo strappo definitivo dei dempro, anche se Dario Franceschini invita a lavorare per “ricostruire in fretta una coalizione”. Il capogruppo dem, Luigi Zanda, stigmatizza l’atteggiamento di Mdp “è dal 2011 che avete sostenuto governi di destra” e dei 5 Stelle, che volevano ricorrere al voto segreto solo per “una manovra politica”. Anche Zanda, in Aula, torna poi sul tema dello ius soli, auspicando che il governo ponga la fiducia per approvare la legge. I 5 Stelle, che ieri al fianco di Beppe Grillo sono scesi in piazza, ci vanno giù duro: il Rosatellum è “una legge ‘bunga bunga’ che resuscita un pluricondannato”. Arriva poi il ‘mea culpa’ di Roberto Calderoli, che annuncia il voto favorevole della Lega pur “col naso turato”: “Sono stato ingiusto a definire la mia legge ‘Porcellum’, le porcate sono venute dopo”. Per Paolo Romani si scrive oggi “una buona pagina della storia della Repubblica”, afferma il capogruppo di FI. Come annunciato ieri, in un intervento duro contro la forzatura della fiducia, Giorgio Napolitano vota a favore della legge. Vota invece contro il senatore a vita ed ex premier Mario Monti,”questa legge aumenterà il disprezzo dei cittadini verso la politica”. Da questa sera il testo della legge elettorale sarà sulla scrivania del Presidente della Repubblica. Mattarella, più volte invocato da M5s e Mdp perchè non firmasse la legge, si prenderà il tempo necessario per esaminarla, molto probabilmente un giorno, al massimo due. L’esito di questo esame non pare poter riservare grosse sorprese: al Capo dello Stato competono margini assai ristretti per non firmare una legge, che dovrebbe essere macroscopicamente anticostituzionale per subire uno stop dal Quirinale. E ‘a favore’ del Rosatellum gioca anche il risultato del voto, che rappresenta una maggioranza amplissima e per di più trasversale, poichè accomuna nel sì Pd e Forza Italia, centristi e Lega.
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