Una nuova speranza tiene nelle ultime ore con il fiato sospeso le unità che lavorano al salvataggio dell’ARA San Juan, il sottomarino argentino di cui una settimana fa si sono perse le tracce, con 44 membri dell’equipaggio a bordo. Diverse fonti hanno indicato al quotidiano argentino Clarín di aver individuato un segnale a partire dal quale è stato ‘isolato’ un nuovo perimetro di ricerche nell’Atlantico orientale. Verso mezzanotte, una flotta guidata dalla corvetta Drummond si era diretta verso l’area da cui è stato captato il segnale in questione, per cercare di verificare se possa corrispondere al sottomarino scomparso. La versione coincide con l’altra trapelata dalla Marina degli Stati Uniti, che avrebbe localizzato con uno dei suoi aerei una “macchia di calore”, corrispondente a un oggetto metallico, a circa 300 chilometri della costa di Puerto Madryn e a 70 metri di profondità nell’Atlantico meridionale. Il segnale, tuttavia, non sarebbe sufficiente a determinare se l’oggetto rilevato possa essere, in effetti, il sottomarino che manca all’appello o i resti di qualche naufragio avvenuto nell’area.
Ad ogni modo, sottolinea il Clarin, le fonti hanno ammesso che l’ordine ricevuto dopo le 20 argentine era dirigersi “a tutta velocità”, data la possibilità che si tratti dell’ARA San Juan. Una volta verificato il segnale, se risultasse che è effettivamente del sottomarino in questione scatterebbe immediatamente l’operazione di salvataggio per provare a far uscire i 44 membri dell’equipaggio. L’ARA San Juan aveva navigato nove giorni prima da Ushuaia ed era atteso domenica nella base di Mar del Plata. L’ultima comunicazione è avvenuta mercoledì della settimana scorsa alle 7.30. Circa 4.000 uomini di vari Paesi – Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Brasile, Cile, Perù, Colombia e Uruguay, oltre ovviamente all’Argentina – partecipano all’operazione di ricerca e salvataggio in mare.