Tre venezuelani, in possesso di fucili mitragliatori ed esplosivi, sono stati arrestati sulle coste caraibiche della Colombia. Secondo quanto dichiarato dalle autorità colombiane i tre stavano progettando di uccidere il presidente Iván Duque.
La notizia è stata resa nota lo scorso 29 dicembre con un video postato su Twitter dal ministro degli Esteri della Colombia, Carlos Holmes. Nel breve video, Holmes ha detto che i servizi di intelligence colombiani hanno scoperto prove di una “credibile minaccia per la vita” o del presidente Duque precisando che le indagini sulla presunta operazione di assassinio, iniziate alcuni mesi fa, sono state condotte con la collaborazione di “agenzie di intelligence straniere”. Holmes , nel video, ha poi esortato i colombiani a farsi avanti con qualsiasi informazione in loro possesso che potrebbe aiutare le indagini che sono ancora in corso.
Il 30 dicembre, diversi giornali colombiani avevano riferito che il monito lanciato su Twitter di Holmes era stato innescato dopo l’arresto di due venezuelani avvenuto il 21 dicembre scorso nella città settentrionale di Valledupar, in Colombia. I due uomini, identificati nei rapporti dei media come Pedro José Acosta e José Vicente Gómez, entrambi 22, erano in possesso di fucili di altra precisione.
Il 26 dicembre, un terzo venezuelano, identificato nei rapporti dei media come Geiger Vásquez, 35 anni, è stato arrestato nella città di Barranquilla mentre trasportava una borsa contenente un fucile mitragliatore Uzi, oltre a munizioni e diverse granate.
Secondo alcuni funzionari del governo il tentativo di uccidere il presidente Duque potrebbe essere stato sponsorizzato da gruppi ribelli di sinistra, come l’Esercito di liberazione nazionale (ELN), attivi nel confine colombiano-venezuelano.
Da quando ha assunto la presidenza colombiana ad agosto, Duque ha guidato gli sforzi internazionali per imporre sanzioni al governo venezuelano di sinistra del presidente Nicolas Maduro, che sta per iniziare il suo secondo mandato.
Lunedì, il governo venezuelano ha dichiarato di aver richiesto maggiori informazioni sul presunto complotto di omicidio delle autorità colombiane e che avrebbe fornito a Bogotá “la necessaria cooperazione di polizia e intelligence” per contribuire a indagare sulle accuse.