L’Asia del Sud è la regione in cui vive un quinto della popolazione mondiale, ma se non si farà nulla per fermare il riscaldamento globale e le ondate di caldo umido che la stanno già colpendo, entro il 2100 potrebbe diventare inabitabile. Lo sostiene uno studio condotto dal MIT di Boston e pubblicato oggi sul magazine scientifico Science Advances. La ricerca si basa su due modelli diversi: il primo traccia quello che potrebbe succedere se non si prenderanno provvedimenti per fermare il riscaldamento globale, il secondo invece prevede che siano rispettati i parametri (molto meno di due gradi centigradi di aumento) stabiliti dall’accordo sul clima di Parigi. Si tratta del primo studio che prende in considerazione diversi parametri: non solo la temperatura, ma anche la sua combinazione con l’umidità e con la capacità del corpo umano a reagire. Nel primo scenario, in assenza di provvedimenti, i ricercatori hanno visto che le temperature sono destinate “ad avvicinarsi alla soglia di sopravvivenza in gran parte dell’Asia meridionale entro la fine del secolo”. La soglia di sopravvivenza è considerata 35 gradi. In caso di rispetto degli impegni assunti con l’accordo di Parigi, la temperatura supererà i 31 gradi. Il caldo estremo è sempre più comune in tutto il mondo a causa dei cambiamenti climatici e la zona dell’Asia del Sud è la più colpita. Più di mille persone sono morte a Karachi, in Pakistan, dopo un’ondata di calore che ha colpito il Ramadan del 2015.
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